Ambiente, solo il 14% dei fiumi mondiali non danneggiato dall’uomo: modificati gli ecosistemi del 50% dei corsi d’acqua

Su scala mondiale, solo il 14% dei fiumi non è stato danneggiato dalle attività umane che, invece, hanno irrimediabilmente modificato gli ecosistemi del 50% dei corsi d'acqua
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Anche se coprono meno dell’1% della superficie terrestre, fiumi e laghi sono ecosistemi vitali: ospitano 17 mila specie di pesci, pari a un quarto di tutti i vertebrati, danno cibo a molti milioni di persone e partecipano alla catena di rifornimento d’acqua. Prendendo in esame circa 2.500 fiumi in ogni continente, gli esperti guidati da Sebastien Brosse, dell’Universita’ Paul Sabatier di Tolosa (Francia), sono giunti alla conclusione che, su scala mondiale, solo il 14% dei fiumi non e’ stato danneggiato dalle attivita’ umane che, invece, hanno irrimediabilmente modificato gli ecosistemi del 50% dei corsi d’acqua. Lo studio, pubblicato sulla rivista Science, è il piu’ vasto mai realizzato sullo stato di salute dei fiumi.

Tra le attivita’ umane piu’ inquinanti, gli studiosi hanno indicato la pesca intensiva, i sistemi di irrigazione per l’agricoltura, la costruzione di dighe, ma a danneggiare la qualita’ delle acque e di conseguenza gli ecosistemi dei fiumi, e’ anche l’aumento delle temperature causato dai cambiamenti climatici. I corsi d’acqua maggiormente colpiti sono quelli dell’Europa occidentale e dell’America del Nord, due aree in cui una elevata densita’ di popolazione ha un forte impatto sui fiumi, come il Tamigi in Gran Bretagna e il Mississippi negli USA.

Nel dettaglio e’ la biodiversita’ del 50% dei fiumi ad essere profondamente cambiata, rendendoli del tutto irriconoscibili rispetto a come erano prima della rivoluzione industriale. In particolare sono totalmente spariti dai corsi d’acqua dei Paesi piu’ sviluppati pesci di grandi dimensioni, come lo storione e il salmone, sostituiti da specie invasive quali pesce gatto e carpa asiatica. “Il cambiamento maggiore e’ il numero di specie aliene introdotte nei fiumi. In Europa occidentale vedrai il salmone nordamericano, lo scazzone nero, che e’ un pesce gatto nordamericano, una carpa e un pesce rosso che provengono dall’Asia e il pesce zanzara”, ha spiegato Brosse. In Europa, il fiume maggiormente inquinato, il Tamigi, ha registrato il livello massimo di 12/12. Se in alcuni Paesi dell’Europa occidentale e in Nord America si e’ verificato un miglioramento nella qualita’ delle acqua, per gli studiosi il ritmo del cambiamento non e’ abbastanza veloce per fermare il declino della popolazione ittica.

In tutto il mondo, la carpa comune, il persico trota e la tilapia sono tra i pesci esotici piu’ diffusi. Si sono adattati alle acque ferme e hanno prosperato con l’aumento del numero di dighe. “L’omogeneizzazione delle popolazioni ittiche nei fiumi le sta rendendo meno capaci di far fronte ai cambiamenti ambientali, come il riscaldamento globale”, ha sottolineato il responsabile della ricerca. La piu’ alta biodiversita’ fluviale si trova, invece, in Sudamerica, ma i ricercatori hanno scoperto che solo il 6% dei fiumi piu’ intatti e’ situato in questa regione. In generale i fiumi meno colpiti sono stati trovati in aree remote e poco abitate, in particolare in Africa e in Australia, sebbene la fauna ittica nel bacino di Murray-Darling sia stata danneggiata. “Ma questi bacini meno colpiti non ospitano abbastanza specie per mantenere la biodiversita’ globale dei pesci. Rappresentano solo il 22% della fauna globale, quindi dobbiamo anche preservare la biodiversita’ nei bacini fortemente colpiti dall’uomo”, ha insistito lo studioso.

Un altro riscontro preoccupante e’ stato il fatto di aver trovato l’Amazzonia, il Congo e il Mekong piu’ colpiti del previsto, un segnale che le ultime dighe costruite e altre pressioni umane potrebbero avere gia’ avuto impatti su larga scala. Purtroppo la ricerca globale e’ giunta alla conclusione che le misure adottate per proteggere e preservare la fauna selvatica terrestre e marina spesso non riescono a proteggere i fiumi. “Abbiamo davvero bisogno di decisioni politiche forti per considerare la biodiversita’ come qualcosa di importante per gli esseri umani“, ha concluso Brosse.

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