Il Ponte sullo Stretto di Messina è tornato dirompente nell’agenda politica nazionale con l’avvento di Mario Draghi e l’incombente Recovery Plan con cui pianificare l’utilizzo degli ingenti fondi europei (209 miliardi di euro) per lo sviluppo e l’ammodernamento del Paese. Il nuovo Presidente del Consiglio ha parlato di “governo ambientalista” e nel suo discorso programmatico alle Camere ha sottolineato la necessità di pensare un modello di crescita sostenibile e rispettoso dell’ambiente, facendo esplicito riferimento alle “linee ferroviarie veloci” che da decenni sono in Europa lo strumento fondamentale per accorciare le distanze, sviluppare i territori ed eliminare emissioni inquinanti dall’alto impatto ambientale.
Far viaggiare merci e persone sui treni ad alta velocità, infatti, consente di tagliare gli altissimi costi ambientali provocati dall’inquinamento del traffico aereo e gommato: secondo l’Agenzia europea per l’ambiente, infatti, l’inquinamento provocato dal trasporto ferroviario è tre volte e mezzo inferiore, nel rapporto tonnellate/chilometri, rispetto a quello del trasporto su strada. Nello specifico, il treno produce 14 grammi di CO2 per chilometro, le automobili 42 grammi per ogni passeggero al chilometro, i camion 68 grammi per passeggero al chilometro e l’aereo addirittura 285 grammi per passeggero al chilometro. Alla luce di questo dato, l’Unione Europea ha realizzato un Piano Trasporti 2050 che prevede già entro il 2030 un aumento del 30% del traffico merci su rotaie rispetto al gommato, pena ingenti sanzioni nei confronti dei Paesi che non rispetteranno questa soglia.
Le due Regioni messe peggio in Europa per il trasporto ferroviario sono proprio Calabria e Sicilia, dove meno del 5% del traffico è su rotaia a causa della rete vetusta e malfunzionante. La realizzazione del Ponte sullo Stretto, che consentirebbe l’arrivo dell’alta velocità ferroviaria anche in Sicilia, almeno fino a Palermo e Catania, rivoluzionerebbe questo tipo di scenario segnando una vera e propria svolta ecologica per i trasporti nel Meridione, completando il 5° quinto corridoio transeuropeo Scandinavo-Mediterraneo Helsinki-La Valletta ideato dall’Unione Europea proprio con lo scopo di portare l’alta velocità ferroviaria dall’estremo nord all’estremo sud del continente europeo proprio per ridurre le emissioni nocive provocate dalle modalità di trasporto più inquinanti, e al tempo stesso togliere dalla marginalità le periferie del Sud Italia in forte ritardo economico rispetto al resto del continente, favorendone gli scambi commerciali.
Ad illustrare i dati ambientali del Ponte sullo Stretto sono stati gli ingegneri Giovanni Mollica e Nino Musca, che hanno realizzato uno studio per il Rotary Distretto 2110 Sicilia e Malta per fornire alle istituzioni strumenti per adottare scelte virtuose. La realizzazione del Ponte sullo Stretto, oltre ad apportare una serie di innumerevoli benefici occupazionali, logistici e di mobilità accorciando i tempi dei collegamenti per tutto il Meridione, consentirebbe anche di ridurre enormemente le emissioni di gas inquinanti grazie alla sostituzione del traffico che attualmente avviene a bordo delle navi traghetto con il transito, appunto, sul Ponte tramite i treni ad alta velocità e il gommato. In base allo studio di Mollica e Musca, la media annua delle emissioni di anidride carbonica diminuirebbero del 94%, quelle di monossido di carbonio del 72%, quelle degli ossidi di azoto del 96%, quelle del materiale particolato dell’83%, quelle degli ossidi di zolfo del 99,9%, quelle degli idrocarburi totali dell’80%.
In base ai calcoli dello studio, 120 automezzi che attraversano lo Stretto sul Ponte anzichè traghettare riducono le emissioni di anidride carbonica di 1,47 tonnellate. Un quantitativo che, esteso a un anno di attraversamenti moltiplicato per le circa 17 mila traversate annue sulla sola rotta Tremestieri-Villa San Giovanni e ritorno, danno minori emissioni di CO2 per 25 mila tonnellate. Questo semplice calcolo conferma le conclusioni raggiunte col metodo generale che valuta in oltre 140 mila tonnellate annue le minori emissioni della sola anidride carbonica grazie alla realizzazione del Ponte sullo Stretto.
Inoltre la realizzazione del Ponte non farebbe molto bene al Pianeta e al clima della nostra Terra, ma risolverebbe gli enormi problemi di inquinamento dello Stretto di Messina, solcato quotidianamente da centinaia di traghetti e afflitto dagli enormi problemi di traffico e smog nei chilometri di imbarcaderi delle due sponde, a Villa San Giovanni, Messina e Tremestieri, nei tre punti di attracco che ricadono tra l’altro in zone densamente abitate, in cui numerosi studi da diversi decenni hanno documentato un’enorme incidenza dei tumori ai polmoni nella popolazione esposta ai gas di scarico dei veicoli.
Possiamo quindi concludere che il Ponte sullo Stretto di Messina è senza ombra di dubbio la grande opera più ecologica della storia: la sua realizzazione non comporterebbe soltanto enormi ricadute occupazionali, economiche, lavorative, dirette e indirette, su tutto il Sud Italia, sia nel breve periodo per la sua realizzazione che nel medio-lungo per l’indotto della grande opera, la sua attrattività turistica e tutti i conseguenti benefici di collegamenti veloci e stabili con il resto del mondo. Ma determinerebbe anche una vera e propria rivoluzione “green”, in linea con le esigenze del pianeta e gli obiettivi internazionali di riduzione delle emissioni tramite trasporti veloci ferroviari.
Cosa stiamo aspettando?