Il punto non è tanto la chiusura in sè. La montagna si sente beffata, ridicolizzata, presa in giro più per l’atteggiamento dello Stato tramite i propri massimi rappresentanti, e nel caso specifico il Ministro della Salute Roberto Speranza, che per la scelta di chiudere le piste da sci. A far infuriare tutti gli operatori della montagna sono le modalità con cui da mesi il Governo sta gestendo le misure anti pandemia per le località sciistiche, considerate ingiustamente una sorta di inferno del contagio. E invece in Svizzera, dove si scia regolarmente da 100 giorni, la situazione non è mai degenerata e anzi la curva epidemiologica s’è comportata esattamente come in Italia, rallentando a dicembre e poi crollando bruscamente tra gennaio e febbraio, seguendo l’andamento stagionale e in modo particolare le ore di soleggiamento.
Così, mentre al confine abbiamo versanti frontali di montagne in cui da un lato si scia e dall’altro no, oggi la situazione è precipitata. Non tanto per l’ennesima chiusura, quanto per le modalità con cui il Ministro Speranza l’ha comunicato. Fino alle 18:59 di domenica 14 Febbraio, tutti gli impianti sciistici avrebbero potuto riaprire il giorno successivo, lunedì 15. Invece alle ore 19:00 il Ministro ha diffuso una nota stampa molto fredda e distaccata, annunciando la firma di un’ordinanza che vieta lo svolgimento di qualsiasi attività sciistica amatoriale fino al 5 marzo, data di scadenza del DPCM attualmente in vigore, quello cioè varato lo scorso 14 gennaio.
Se il Ministro Speranza avesse quantomeno dimostrato empatia, dispiacere e tristezza per una decisione così severa, quantomeno gli avrebbero perdonato l’aspetto umano. E invece nulla. Sembra quasi ci provi gusto a chiudere tutto senza battere ciglio. Soprattutto nel caso della montagna. Adesso l’alibi è quello delle varianti. Prima bisognava salvare il Natale, poi evitare la terza ondata, dopo le varianti ci sarà Pasqua. E allora ditelo che non si vive più per paura preventiva che succeda qualcosa, anzichè continuare a prendere in giro la gente.
La realtà è che Speranza ha oggi la necessità politica di rivendicare la bontà delle scelte adottate dal governo Conte, e, per lotta politica, alimenta l’allarmismo chiusurista con l’ossessivo martellamento della necessità di un nuovo lockdown affidato al consulente Ricciardi che è ormai diventato un disco rotto. La verità l’ha detta oggi il direttore sanitario dello Spallanzani di Roma, Francesco Vaia: “Il nostro laboratorio sta lavorando sulle varianti di Sars-CoV-2, che sono un problema che deve destare attenzione, ma non panico. Siamo contrari che si creino delle psicosi di massa. Oggi fare lockdown totali non serve. Voglio dire un no netto e chiaro all’utilizzo delle varianti come clava politica. La scienza sia sempre libera da interessi economici e politici“. E quando parla la scienza, non c’è altro da aggiungere.