Liguria, 134 anni fa il violento terremoto di Diano Marina: “Il rischio sismico non è un problema solo del Sud”

Il terremoto del 23 febbraio 1887 in Liguria fu un evento catastrofico che colpì le province di Imperia, Genova e Savona, ma anche aree al confine con la Francia
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Nell’Italia Settentrionale sono in molti ad illudersi che il rischio sismico sia un problema solo del Sud del nostro Paese. Già essi dimenticano eventi relativamente recenti, come i terremoti del Friuli di maggio e settembre 1976 (il primo di magnitudo momento Mw = 6,5) ed i due dell’Emilia di maggio 2012 (Mw = 6,1 e 5,9), per non parlare dell’evento più antico, il terremoto di Verona del 1117 (Mw stimata = 6,8); figuriamoci quanti ricordano il pur violento terremoto della Liguria (detto anche di Diano Marina) del 23 febbraio 1887“: a ricostruire gli eventi sismici verificatisi 134 anni fa è l’ing. Alessandro Martelli, luminare di fama internazionale ed esperto di sistemi antisismici, già direttore ENEA, tra i più instancabili sostenitori dell’importanza della prevenzione.
Sul terremoto del 23 febbraio 1887 “sussistono incertezze,” prosegue l’esperto. “Si è stimato che le scosse più violente (tre, a partire da poco dopo le 6:20 del mattino) abbiano avuto magnitudo momento massima Mw = 6,5, epicentro (secondo alcuni) in mare, al largo di Imperia (ma secondo altri sulla costa), ed ipocentro a 15 ÷ 30 km di profondità.
Il terremoto (avvertito in tutta l’Italia Settentrionale, nella Francia Meridionale e Centrale e persino in Svizzera e nel Tirolo) interessò la Liguria Occidentale. I comuni nella fascia costiera compresa tra Sanremo ed Alassio, che erano i più vicini all’epicentro, subirono danni gravissimi: molti edifici (in particolare, chiese) furono distrutti, a Diano Castello, a Diano Marina, a Bussana, ad Albisola Marina, a Bajardo, a Castellaro, a Ceriana, a Laigueglia, a San Remo ed a Taggia. Però, subirono danni anche molti altri abitati, fino alla provincia di Genova. È da ricordare che l’area colpita era già stata interessata, nello stesso secolo, da quattro terremoti significativi (nel 1818, nel 1819, nel 1831 e nel 1854): dopo tali eventi, la ricostruzione era stata, in molti casi, approssimativa e ciò contribuì senza dubbio alle vaste distruzioni del 1887.
Le vittime del terremoto del 1887 risultano esser state 631, delle quali ben 220 a Bajardo e 190 a Diano Marina. A tali elevati numeri concorse la ricorrenza, il 23 febbraio, della Celebrazione delle Ceneri. Infatti, molti fedeli erano riuniti nelle chiese. A Bajardo, ad esempio, tutte le 220 vittime stavano partecipando alla Celebrazione e, spaventate dal sisma, si ammassarono verso l’uscita, dove furono sepolte dal crollo della volta.
Si stima, inoltre, che gli sfollati siano stati circa 20.000. Ai tre eventi principali seguirono 9 scosse di assestamento solo quel 23 febbraio e le repliche (un’ottantina) si protrassero sicuramente fino ad ottobre”.
Infine, sottolinea Martelli, “è da notare che, a seguito delle prime scosse, si verificò anche un maremoto, probabilmente a causa di una frana sottomarina: le acque si ritirarono di parecchi metri (di 10 m nel porto di Genova) e l’altezza delle onde raggiunse 1 m a Genova e circa 2 m sulle coste francesi“.
Anche questo terremoto ed i quattro che l’avevano preceduto nell’Ottocento, conclude Martelli, “dimostrano l’importanza di attivare corrette politiche di prevenzione sismica (oltre che dagli altri rischi naturale) nell’intero nostro Paese. Confido che il nostro Governo ed il nostro Parlamento decideranno presto in tal senso, come chiedono gli ormai oltre 500 firmatari della petizione da me lanciata su change.org nel mese di novembre (http://chng.it/YPxczGmY)“.

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