Le posizioni dell’infettivologo Matteo Bassetti in merito alle misure anti Covid sono sempre state forti e soprattutto prive di qualsiasi tipo di allarmismo. Il post pubblicato oggi sul suo profilo Facebook è l’ennesimo invito a razionalizzare la lotta alla pandemia.
“Si sta per chiudere un’altra settimana, quella che ha segnato l’anniversario dei primi soggetti COVID+ in Italia – scrive Bassetti -. Questa terza ondata ha caratteristiche epidemiologiche molto più simili alla prima ovvero a quella di febbraio 2020 (non come numeri ma come andamento) che non alla seconda di ottobre/novembre 2020. Ci sono infatti zone, città e province con focolai sparsi dove i contagi crescono e devono essere contenuti molto rapidamente attraverso l’istituzione di zone rosso o rosso scuso/bordeaux.
Non si osserva una situazione omogenea in tutta Italia con un aumento sincrono e unico dei contagi in tutte le regioni come è avvenuto a novembre. Questo sottolinea l’importanza delle misure a livello locale e non quelle nazionali.
Dare quindi dati nazionali può non avere un significato su come sta andando realmente le pandemia in Italia.
Meglio analizzare i dati delle varie regioni e delle varie province come numero di contagi, indice RT e grado di pressione su ospedali e territori.
Per quel che riguarda le varianti dobbiamo cercarle di più. In Italia si sequenziano solo 1.4 campioni ogni 1000 casi di COVID, quasi 40 volte in meno che in Inghilterra. In ogni caso con la variante inglese che abbiamo in discreta quantità anche a Genova non abbiamo osservato variazioni cliniche e sintomatologiche significative rispetto a chi si infetta con un virus non mutato.
Infine veniamo ai vaccini per cui farei alcune proposte:
- guardare e imparare da come hanno fatto altri paesi meglio organizzati di noi (Israele, UK, USA, ecc) acquisti diretti extra-EU
- una sola dose a chi ha già fatto il COVID utilizzando così la seconda dose per altri non vaccinati
- vaccino astrazeneca a tutte le fasce di età e a tutti i soggetti ( dati scozzesi sono straordinari in tutte le classi di età e di rischio)
- inabilità al lavoro in ospedale, specie nei reparti COVID per chi non si vuole vaccinare
- prima dose astrazeneca a più persone possibili con modalità di massa senza differenziare priorità di rischio”.