“Oggi doveva essere un’altra giornata per la Valle d’Aosta ma in generale per la montagna. Oggi doveva essere il giorno in cui in Valle d’Aosta si riaprivano le piste da sci, si tornava a lavorare, si tornava anche a far vivere quei territori che un po’ tutti noi amiamo”. Sono state scandite queste parole in Piazza Chanoux, ad Aosta, durante la protesta degli operatori della montagna in Valle d’Aosta riguardo l’estensione della chiusura degli impianti sciistici per via dell’emergenza sanitaria da SARS-CoV-2. Oltre 400 attori del settore sono scesi in piazza per chiedere indennizzi e ristori concreti per chi lavora in montagna, uno dei settori più colpiti dalle chiusure a causa della pandemia (vedi video in fondo all’articolo).
“Siamo veramente deluse e arrabbiate. Siamo praticamente da un anno senza stipendio e gli aiuti che sono arrivati sono davvero irrisori. Chiediamo rispetto, perché a Roma ci hanno letteralmente abbandonato e non capiscono quante siano le famiglie messe in difficoltà dalle decisioni prese sempre all’ultimo minuto”, affermano Louise e Nicole, maestra di sci e addetta agli impianti di risalita a La Thuile, secondo quanto riportato Gazzetta Matin.
“Noi vogliamo solo poter lavorare. Non è possibile continuare con questa incertezza. Le nostre società avevano già predisposto dei contratti di assunzione per poter finalmente iniziare questa maledetta stagione e, invece, siamo di nuovo punto a capo”, affermano Rhémy, Davide e Rhémy, impiegati negli impianti di risalita di La Thuile, Courmayeur e Monterosa.
“La situazione è davvero drammatica e l’ultima mancanza di rispetto, con la decisione presa domenica scorsa dal ministro Speranza poche ore prima del via libera alla ripartenza dello sci, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Non è possibile essere trattati in questo modo. Noi eravamo pronti già a dicembre nel rispetto di tutti i protocolli richiesti dal CTS, eravamo pronti a gennaio e anche adesso a febbraio, ma non si può giocare in questo modo con la vita di tutte queste persone che non riescono neppure ad arrivare, non a fine mese, ma a fine settimana”, dichiara Pino Ruggeri, delegato della Pila Spa.