Un’insolita attività sismica in un’area vulcanica vicino a Reykjavik, capitale dell’Islanda, che è stata dormiente per quasi 800 anni, ha portato gli esperti a credere che fosse imminente un’eruzione vulcanica. L’allerta è alta nell’Islanda sudoccidentale dopo una serie di terremoti e impulsi di tremore vulcanico legati ad un crescente flusso di magma nel sistema vulcanico Krysuvik, con la possibilità di un’eruzione molto probabile fino alla scorsa settimana. Ma visto che ciò non è avvenuto, a questo punto ci si chiede se ce ne sarà mai una.
“Il numero di terremoti misurati sulla Penisola di Reykjanes durante le ultime due settimane ha superato i 34.000. Questo supera il numero di terremoti misurati durante tutto il 2020, che è stato caratterizzato da un’attività sismica insolitamente alta. Per fare un confronto, durante gli anni 2014-2019, il numero di terremoti nell’area è stato di circa 1.000-3.000 all’anno”, spiega l’Ufficio Meteorologico Islandese (IMO). Per quanto riguarda oggi, giovedì 11 marzo, l’IMO spiega che “circa 800 terremoti sono stati rilevati dalla mezzanotte, il più grande di magnitudo 3.4 alle 2:50“, mentre alle 8:53 è stato registrato un sisma di magnitudo 4.6. Nella giornata di ieri, la Penisola di Reykjanes ha registrato circa 2.500 terremoti, il più forte di magnitudo 5.1.
L’area principale di unrest vulcanico è stata identificata tra il vulcano Fagradalsfjall e il Monte Keilir. Secondo l’IMO, le intrusioni di magma sotto la superficie sono le prime sospettate a causare l’attività sismica in corso. Tuttavia, ci sono incertezze su come si svilupperanno questi eventi sismo-vulcanici. Gli ultimi dati indicano che il magma si trova a circa 1km dalla superficie. “È molto superficiale. Questo magma molto probabilmente proviene da una fonte ad almeno 8-10km, potrebbe essere anche ad oltre 20km”, afferma Thorvaldur Thordarson, vulcanologo dell’Università d’Islanda, sebbene magma come questo non sempre attraversa la superficie terrestre.
Secondo gli esperti, un’eruzione molto probabilmente si verificherebbe in una fessura tra il vulcano Fagradalsfjall e il Monte Keilir, in una zona inabitata che non creerebbe pericolo per la vita umana o danni materiali. Al momento, i possibili scenari delineati dal Consiglio Scientifico per la Protezione Civile sono:
- l’attività sismica diminuirà nei prossimi giorni/settimane.
- L’attività sismica aumenterà e includerà terremoti più grandi fino alla magnitudo 6 vicino al vulcano Fagradalsfjall.
- Potrebbe verificarsi un terremoto di magnitudo fino a 6.5, la cui fonte sarebbero le montagne Brennisteinsfjöll.
- L’intrusione di magma potrebbe continuare vicino al vulcano Fagradalsfjall con una delle due conseguenze: l’attività dell’intrusione di magna potrebbe diminuire e il magma solidificare oppure potrebbe verificarsi un’eruzione effusiva, in cui la lava scorre costantemente al suolo, creando un flusso di lava che molto probabilmente non sarebbe una minaccia per le aree abitate.
Un nuovo ciclo di eruzioni?
Il Krysuvik è un sistema vulcanico senza vulcano centrale. Il sistema ha eruttato per l’ultima volta nel XII secolo, mentre l’ultima eruzione sulla Penisola di Reykjanes risale al 1240. Piccoli segni di un risveglio sulla penisola sono apparsi oltre un anno fa, ma è stato un terremoto di magnitudo 5.7, avvenuto il 24 febbraio 2021, a segnalare che potrebbe avvenire un grande evento sismico. Da allora, come detto, si sono verificati oltre 34.000 terremoti, un numero mai visto da quando è iniziato il monitoraggio digitale nel 1991. Dopo due giorni di tregua, l’attività sismica si è intensificata nuovamente nella giornata di ieri, mercoledì 10 marzo. “Come abbiamo imparato, potrebbe attraversare delle fasi, ma questo è un livello di attività molto alto per quest’anno”, afferma Sara Barsotti, coordinatrice dei pericoli vulcanici dell’IMO.
L’Islanda è la regione vulcanica più attiva e più grande d’Europa ed è studiata ampiamente dagli esperti che hanno una grande rete di monitoraggio sull’isola. Tuttavia, la zona vulcanica sulla Penisola di Reykjanes rimane un enigma. “Non sappiamo come i sistemi magmatici sulla Penisola di Reykjanes si preparino per un’eruzione. Che tipo di segnali di unrest sono associati? Quanto tempo impiega? Non sappiamo, perché non siamo mai riusciti a misurarlo”, spiega Thordarson.
Ma una cosa è certa: in caso di eruzione, sarebbe un’eruzione fissurale, con flussi di lava ma non molta cenere. In altre parole, non avrebbe nulla a che vedere con l’eruzione del vulcano Eyjafjallajokull del 2010, quando enormi pennacchi di cenere hanno bloccato il traffico aereo per settimane in Europa, lasciando a terra milioni di persone. “Le eruzioni in questa zona vulcanica generalmente sono abbastanza tranquille. Sono effusioni di lava e la maggior parte non sono terribilmente grandi”, dichiara Pall Einarsson, geofisico dell’Università d’Islanda.
Gli studi geologici mostrano che la penisola ha fino a 5 sistemi vulcanici, che sembrano tutti mostrare segni di vita ogni 800 anni circa. L’attività vulcanica più recente nell’area è durata per 3 secoli, con diverse eruzioni durate più di 10 anni. “Potremmo andare verso un nuovo periodo di eruzione sulla Penisola di Reykjanes”, suggerisce Thordarson.
Questa non sarebbe la prima volta che una zona vulcanica dormiente si risveglia in Islanda. Una mattina del 1973, fontane di lava sorpresero gli abitanti dell’isola di Heimaey, alle Isole Vestmann, eruttando da una fessura ad appena 150 metri dal centro città, nella prima eruzione di quel vulcano in 5.000 anni. Più recentemente, nel giugno 2020, gli esperti hanno avvisato che il vulcano Grimsvotn, sotto il ghiacciaio Vatnajokull, si stava preparando ad eruttare, ma finora non è successo.