“I microbi potrebbero essere fondamentali per supportare la sopravvivenza degli esseri viventi in ambienti esterni al nostro pianeta. Abbiamo identificato il Methylorubrum rhodesianum tra i batteri presenti sulla ISS, mentre gli altri tre tipi potrebbero appartenere a specie precedentemente sconosciute, sebbene molto vicini al Methylobacterium indicum. Sono stati chiamati provvisoriamente IF7SW-B2T, IIF1SW-B5 e IIF4SW-B5″, spiega Katshuri Venkateswaran del Jet Propulsion Laboratory della NASA. Venkateswaran è tra gli autori di uno studio pubblicato sulla rivista Frontiers in Microbiology e condotto dagli scienziati dell’Universita’ della California a Los Angeles, dell’Universita’ di Hyderabad in India e della Cornell University, che hanno collaborato con la NASA per descrivere i batteri presenti sulla stazione orbitante, di almeno quattro diversi ceppi appartenenti alla famiglia delle Methylobacteriaceae.
Negli ultimi sei anni, il team ha osservato otto diverse localita’ sulla ISS per la crescita microbica, compresi i luoghi in cui l’equipaggio si riunisce o dove vengono condotti gli esperimenti. “Fino ad oggi sono stati esaminati centinaia di campioni microbici – continua il ricercatore – e circa mille unita’ sono state raccolte da altre aree della stazione orbitante. Abbiamo ora identificato nuove specie appartenenti a una nota famiglia di batteri, e le implicazioni di questa scoperta possono essere davvero interessanti”.
Gli scienziati aggiungono che questa famiglia e’ coinvolta nella solubilizzazione del fosfato, nella fissazione dell’azoto, nella promozione della crescita delle piante, nella tolleranza allo stress abiotico e nell’attivita’ di biocontrollo contro i patogeni delle piante. “Abbiamo suggerito di chiamare una delle specie Methylobacterium ajmalii – afferma Nitin Kumar Singh, collega e coautore di Venkateswaran – in onore di Ajmal Khan, un eminente scienziato indiano specializzato in biodiversita'”. “Questi batteri potrebbero essere davvero utili per la crescita delle colture nello spazio – conclude Venkateswaran – ma saranno necessarie ulteriori indagini biologiche. Coltivare specie vegetali in luoghi caratterizzati da ambienti estremi e risorse minime puo’ essere molto piu’ semplice in presenza di batteri che promuovano la crescita delle piante”.