“Resta incagliato nella stessa posizione” il gigantesco portacontainer “Mv Ever Given” che sta bloccando da martedì mattina il Canale di Suez con ripercussioni sul flusso del commercio mondiale: il blocco dunque prosegue, nonostante le autorità stiano “diligentemente ed efficientemente impiegando tutte le loro risorse per mitigare l’attuale crisi“, ha precisato in un tweet la società di fornitura di servizi per il Canale, la Leth Agencies, che ha fornito un aggiornamento della situazione alle 6 di stamattina ora italiana. “Rimorchiatori e draghe sono ancora operative per rimettere a galla l’imbarcazione“, è stato spiegato, in riferimento al cargo di 400 metri di lunghezza arenatosi a causa di una tempesta di sabbia, impedendo così l’accesso al Canale a decine di navi.
Il presidente dell’Autorità del Canale di Suez, il tenente generale Osama Rabie, ieri sera ha eseguito un sopralluogo a bordo del Mashour, uno dei due battelli-draga impegnati nei “lavori di drenaggio” che “puntano ad asportare le sabbie che circondano la prua della nave“: lo scopo delle operazioni è quello di “arrivare a un livello d’acqua appropriato per farla galleggiare” e “che varia da 12 a 16 metri“, ha precisato l’Autorità.
Si teme che il blocco possa durare anche “settimane“, con ripercussioni preoccupanti sul commercio mondale. Si è già creato un ingorgo di quasi 200 navi, secondo dati delle ultime ore. Le compagnie di navigazione hanno iniziato a scegliere rotte alternative per il passaggio dal Mar Rosso al Mediterraneo: diverse navi, comprese 7 gasiere, sono state dirottate verso la via africana attraverso il Capo di Buona Speranza.
L’armatore giapponese Shoei Kisen Kaisha, proprietario della Ever Given, ha avvertito che si stanno incontrando “estreme difficoltà” a disincagliarla e ha ammesso di non sapere quanto tempo ci vorrà a liberarla dalle sabbie. Per spostare questa “pesante balena spiaggiata“, potrebbero essere necessari anche “giorni o settimane“, ha spiegato ieri il capo della Smit Salvage, una società olandese specializzata in questo tipo di operazioni che ha partecipato tra l’altro alla rimozione sia del relitto della Costa Concordia davanti all’Isola del Giglio svuotandone le cisterne, sia di quello del sottomarino nucleare russo Kursk.
Il canale di Suez è una “scorciatoia” per portare merci dall’Asia all’Europa e viceversa senza dove fare il periplo dell’Africa e allungare il tragitto di due settimane: vi transita circa il 30% dei container in giro per il mondo (quasi 19 mila navi l’anno scorso) e circa il 12% del commercio mondiale, soprattutto petrolio (in media 1,74 milioni di barili al giorno l’anno scorso) e grano. Per l’Italia si tratta del 40,1% dell’import-export marittimo, ossia 82,8 miliardi di euro (dati del Centro Studi di Intesa Sanpaolo). Una stima rilanciata da Bloomberg che indica in 9,6 miliardi di dollari al giorno il valore del traffico marittimo bloccato a Suez.