Per la prima volta, un team internazionale di scienziati ha utilizzato i dati magnetici della missione satellitare Swarm dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) insieme ai dati aeromagnetici per aiutare a svelare i misteri della geologia nascosti al di sotto delle calotte glaciali dell’Antartide e collegarla meglio ai suoi “antichi vicini”.
La geologia subglaciale dell’Antartide non è importante solo per comprendere i cicli del supercontinente globale nel corso di miliardi di anni che hanno plasmato l’evoluzione della Terra ma è anche fondamentale per comprendere come la Terra stessa influenza la calotta glaciale antartica. Il team di ricerca composto da esperti della Kiel University in Germania, del British Antarctic Survey e dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e dei Geofisica Sperimentale in Italia, e della Witwatersrand University del Sudafrica ha pubblicato i risultati sulla rivista Scientific Reports. Il loro nuovo studio dimostra che combinare i dati satellitari e aeromagnetici fornisce un collegamento mancante chiave per collegare la geologia nascosta dell’Antartide con i continenti precedentemente adiacenti, soprattutto Australia, India e Sudafrica, il fulcro di Gondwana.
Il fatto che l’Antartide sia molto remota e che la terra sia coperta da enormi calotte glaciali rende la raccolta di informazioni geofisiche difficile e costosa. Fortunatamente, i satelliti in orbita riescono a vedere ciò che l’uomo non è in grado di vedere. Grazie ai dati magnetici della missione Swarm, insieme alle misurazioni aeree, gli scienziati stanno aprendo la strada verso la comprensione del continente meno accessibile della Terra. Questa nuova ricerca collega l’Antartide ai suoi antichi vicini con i quali ha condiviso una lunga storia tettonica. Il team ha elaborato i dati aeromagnetici dall’Africa meridionale, dall’Australia e dall’Antartide con l’aiuto dei dai magnetici del satellite Swarm. I dati aeromagnetici non coprono tutta la Terra, quindi i modelli magnetici conformati dai dati di Swarm aiutano a colmare le lacune, soprattutto sull’India dove i dati aeromagnetici non sono ancora ampiamente disponibili. Inoltre, i dati satellitari aiutano ad omogeneizzare i dati aerei, che sono stati acquisiti in un periodo di oltre 60 anni con una precisione e una risoluzione variabili.
I set di dati combinati forniscono un nuovo strumento per la comunità scientifica internazionale per studiare la criptica geologia subglaciale dell’Antartide, come la sua influenza sulle calotte glaciali sovrastanti.
Gondwana era un amalgama di continenti che incorporava Sud America, Africa, Arabia, Madagascar, India, Australia, Nuova Zelanda e Antartide. Quando le placche tettoniche sono entrate in collisione nel periodo Precambriano e all’inizio di quella Cambriano, circa 600-5000 milioni di anni fa, hanno costruito enormi catene montuose paragonabili alle moderne Alpi e Himalaya. Questo supercontinente ha iniziato a spezzarsi all’inizio del Giurassico, circa 180m milioni di anni fa, lasciando alla fine l’Antartide isolata al Polo Sud e coperta dal ghiaccio per circa 34 milioni di anni. Utilizzando i dati magnetici, l’animazione elaborata dagli autori del nuovo studio mostra come si sono spostate le placche tettoniche nel corso di milioni di anni dopo la rottura di Gondwana (vedi video in fondo all’articolo).
Fausto Ferraccioli, direttore di geofisica all’Istituto Nazionale di Oceanografia e dei Geofisica Sperimentale afferma: “Da decenni, cerchiamo di mettere insieme i collegamenti tra l’Antartide e gli altri continenti. Sapevamo che i dati magnetici svolgono un ruolo cruciale perché si può scrutare sotto la spessa calotta glaciale dell’Antartide per aiutare ad estrapolare le geologia esposta lungo la costa nell’interno del continente. Ma ora possiamo fare molto meglio. Con i dati satellitari e aeromagnetici combinati, possiamo guardare più a fondo nella crosta. Insieme alle ricostruzioni delle placche tettoniche, possiamo iniziare a costruire nuove viste magnetiche della crosta per contribuire a collegare studi geologici e geofisici in continenti ampiamente separati. Gli antichi cratoni e orogeni in Africa, India, Australia e Antartide orientale ora sono meglio connessi magneticamente che mai”.
Credit Video: Kiel University–P. Haas.