Oggi è il World Wildlife day: la rinaturazione è “la giusta direzione per un mondo post-COVID”

Oggi, 3 marzo, è la Giornata Mondiale della Fauna Selvatica (World Wildlife Day) istituita dalle Nazioni Unite nel 2013
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Una diffusa azione di rinaturazione (ricostruzione e rigenerazione dei sistemi naturali che abbiamo distrutto) e la gestione sostenibile degli ecosistemi non solo rappresentano la giusta direzione per un mondo post-COVID, ma sono anche strumenti cruciali nella lotta alla crisi climatica, capaci di garantire notevoli vantaggi economici e creare nuove professionalità: a mostrarlo il nuovo report WWFValore Natura”, realizzato all’interno della campagna ReNature Italy e lanciato in vista del 3 marzo, Giornata Mondiale della Fauna Selvatica (World Wildlife Day) istituita dalle Nazioni Unite nel 2013 e quest’anno dedicata a foreste e mezzi di sostentamento per le persone e per il pianeta (“Forests and Livelihoods: Sustaining People and Planet”).

In 50 anni, spiega il WWF, “a livello globale abbiamo assistito al declino, in media, del 68% delle popolazioni di vertebrati (Living Planet Report 2020); un territorio grande come 20 volte la superficie della Francia è stato completamente degradato (OECD 2019); in Europa, l’81% degli habitat tutelati dall’omonima Direttiva si trova in uno stato di conservazione inadeguato (EEA 2020). E purtroppo – come avverte l’OMS – continuare a danneggiare la biodiversità potrà avere conseguenze negative sulla nostra salute, ancora più significative di quelle che già stiamo vivendo. Ma premere il tasto Rewind e ricostruire quello che abbiamo perduto in parte è ancora possibile“.
I servizi essenziali garantiti dagli ecosistemicome foreste, praterie e zone umide includono la produzione di ossigeno e acqua potabile, la riduzione degli inquinanti in atmosfera, nelle acque e nei suoli, la disponibilità di materie prime naturali nonché medicinali e principi utili alla ricerca biomedica. Questi servizi hanno, poi, un ruolo centrale nella mitigazione del riscaldamento globale. Recenti ricerche dimostrano, infatti, come le cosiddette soluzioni basate sulla natura- tra cui il ripristino di foreste naturali, torbiere, mangrovieti e il recupero degli ecosistemi acquatici e marini- contribuirebbero a più di un terzo degli sforzi necessari per mitigare il cambiamento climatico entro il 2030 e abbatterebbero le emissioni di CO2 totali di oltre 10 miliardi di tonnellate l’anno, l’equivalente delle emissioni attuali combinate di Stati Uniti e Unione Europea. Un contenimento che equivarrebbe alla chiusura di più di 2.800 centrali a carbone e che si affiancherebbe all’attuale servizio di assorbimento di carbonio fornito dagli ecosistemi intatti, che già assorbono più del 25% delle emissioni di gas serra provocate dall’uomo (TNC, 2020)“.
Investire in rinaturazione significa anche generare vantaggi economici e sociali non indifferenti. Secondo l’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione Economica Europea), ogni anno i sistemi naturali del Pianeta forniscono benefici al genere umano (servizi ecosistemici) valutabili tra i 125 e i 140mila miliardi di dollari -una volta e mezzo il prodotto interno lordo globale – e alcuni studi di Nature4Climate – (iniziativa sostenuta da una coalizione che include UNEP, UNDP e WWF) affermano che per ogni dollaro speso in rinaturazione si prevede un ritorno economico di almeno 9 dollari (che in alcuni casi può arrivare anche a 30)“.
Rinaturando almeno 350 milioni di ettari di foreste entro il 2030 si potrebbe generare un beneficio economico netto pari a circa 170 miliardi di dollari l’anno (circa 140 miliardi di euro), considerando la protezione dei bacini idrici, l’incremento della produttività agricola, nonché i vantaggi in termini di mitigazione dei cambiamenti climatici grazie al sequestro di oltre 5 miliardi di tonnellate di CO2 l’anno. Solo negli Stati Uniti, la rinaturazione è un’industria da 9,5 miliardi di dollari che impiega 126.000 persone e genera indirettamente 15 miliardi di dollari e 95.000 ulteriori posti di lavoro. Nei Paesi in via di sviluppo, gli investimenti in restauro ambientale possono creare nuovi flussi di reddito, compreso l’utilizzo di legname raccolto in modo sostenibile e le entrate provenienti dal settore ecoturistico. Una ricerca sviluppata da The Global Commission On The Economy And Climate, poi, rileva che il ripristino del 12% dei terreni agricoli degradati potrebbe aumentare i redditi dei piccoli proprietari terrieri per un totale di 35-40 miliardi di dollari l’anno e sfamare oltre 200 milioni di persone ogni anno entro 15 anni“.
La campagna ReNature Italy del WWF, fra le numerose azioni, prevede interventi di rinaturazione nelle sue 100 Oasi e in particolare in un ampio tratto del fiume Po. Ripristinare i servizi ecosistemici garantiti da questo importante bacino, come la regolazione del ciclo idrologico, la depurazione delle acque e il trattamento di quelle reflue, il controllo dell’erosione, la formazione di corridoi ecologici, la fornitura di materiali come sabbia, ghiaia e argilla produrrebbe un valore economico contenuto in un range tra i 218 milioni e i 402 milioni di euro, senza contare i benefici per le attività turistiche e ricreative, il valore della biodiversità e il ruolo di corridoio ecologico del Po.

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