“Il 6 aprile ricorrerà l’anniversario della scossa principale del terremoto dell’Abruzzo (detto anche de L’Aquila) del 2009. Essa si verificò durante la notte (alle 3:32), con epicentro nell’area compresa tra le frazioni aquilane di Roio Colle, di Genzano di Sassa e di Collefracido. Fu di magnitudo momento stimata Mw = 6,3 (all’evento fu attribuita un’intensità dell’VIII÷IX grado della scala Mercalli). È considerato il sesto terremoto più distruttivo (per numero di vittime e per entità dei danni) ad aver colpito l’Italia dall’inizio del secolo scorso: in base ai valori stimati della magnitudo, più violenti risultano essere stati (nell’ordine) solo i terremoti di Messina e Reggio Calabria del 1908 (Mw = 7,1), di Avezzano del 1915 (Mw = 7,0), dell’Irpinia del 1980 (Mw = 6,9), dell’Irpinia e del Vulture del 1930 (Mw = 6,7) e del Friuli del 1976 (Mw = 6,5)”, afferma l’ing. Alessandro Martelli, luminare di fama internazionale ed esperto di sistemi antisismici, già direttore ENEA, tra i più instancabili sostenitori dell’importanza della prevenzione.
“Comunque, è da notare che, il 6 aprile 2009, il picco massimo di accelerazione del terreno raggiunse il valore di 0,68 g, teoricamente attribuibile a sismi di magnitudo assai maggiore di quella stimata (fino a 7,2÷7,4)”, precisa Martelli.
“La scossa principale del 6 aprile fu preceduta da una serie di eventi sismici, iniziati il 14 dicembre 2008, con epicentri nell’intera area della città de L’Aquila, nella conca aquilana ed in parte della provincia aquilana. Il primo evento fu di lieve entità (magnitudo 1,8); però, l’attività sismica riprese il 16 gennaio 2009, inizialmente con scosse di magnitudo ancora non elevata (inferiore a 3,0), poi di entità e frequenza lentamente (ma continuamente) crescenti, fino all’evento principale. Oltre all’Aquilano, prima del 6 aprile, lo sciame sismico aveva interessato pure Sulmona, con eventi di magnitudo 3,7 e 3,9 (avvenuti, rispettivamente, il 17 ed il 19 marzo 2009).
Lo sciame sismico impaurì la popolazione e molte persone lasciarono la zona o, quantomeno, iniziarono a dormire fuori casa. Purtroppo, però, tanti rientrarono nelle loro case prima della scossa principale, almeno in parte perché rassicurati dalle dichiarazioni molto tranquillizzanti rilasciate il 31 marzo, ad una TV, dall’allora vice-capo del Dipartimento della Protezione Civile (dichiarazioni, purtroppo, non smentite da alcuno dei componenti della Commissione Grandi Rischi, nonostante le forti preoccupazioni espresse, invece, da noti sismologi.
Fu così che la scossa della notte del 6 aprile causò, oltre a più di 10 miliardi di euro di danni (secondo le stime), 309 vittime e circa 1.600 feriti (di cui circa 200 gravissimi). Fra le vittime vi furono, purtroppo, molti giovani: fra questi mi preme di ricordare Ilaria Rambaldi, figlia dell’amica Avv. Maria Grazia Piccinini di Lanciano (Chieti), ed il suo fidanzato Paolo Verzilli. Ilaria era da poco rientrata nella sua abitazione di Via Campo di Fossa a L’Aquila (prima foto) da Lanciano, assieme a Paolo, per terminare la sua tesi di laurea in ingegneria, appunto perché tranquillizzata dalle dichiarazioni summenzionate. Per lei, nel 2018, poco prima dell’anniversario del terremoto, scrissi un ricordo, che fu pubblicato nel sito dell’Associazione Ilaria Rambaldi Onlus, fondata dalla sua mamma in sua memoria” (http://www.ilariarambaldionlus.it/2018/05/ing-alessandro-martelli-poesia-dedicata-ad-ilaria/), ricorda Martelli.
“La scossa del 6 aprile fu avvertita nell’intera Italia Centrale, fino a Napoli, causando il panico. La regione più colpita fu, ovviamente, l’Abruzzo. Danni si riscontrarono, però, anche in Lazio e, sebbene lievi, nelle Marche (nell’area di Ascoli Piceno).
A L’Aquila il sisma provocò gravi danni al notevole patrimonio storico-artistico della città: le oltre 100 chiese (inclusi quella delle Anime Sante ed il Duomo), le più importanti basiliche (come quella di Santa Maria di Collemaggio) e numerosi palazzi storici (anche il Forte Spagnolo, uno dei simboli della città) dovettero essere dichiarati inagibili, a causa delle lesioni e dei crolli. Crolli e gravi lesioni riguardarono addirittura la Prefettura (che fu praticamente distrutta) e l’Ospedale San Salvatore (risultato inagibile al 90%), oltre ad una parte della Casa dello Studente, al Dipartimento di Lettere e Storia ed al Polo d’Ingegneria ed Economia dell’Università de L’Aquila presso Roio, all’hotel “Duca degli Abruzzi” ed ad altri edifici importanti. Più in generale, gli edifici danneggiati a L’Aquila risultarono 10.000÷15.000. Tra gli altri centri abitati dell’Aquilano che furono fortemente colpiti dal terremoto sono da ricordare Onna, Paganica, Tempera, San Gregorio, Villa Sant’Angelo, Roio, Fossa, e Castelnuovo.
Nelle 48 ore dopo la scossa principale del 6 aprile si registrarono 256 repliche (di cui oltre 150 il 7 aprile). Gli epicentri delle repliche si spostarono a nord-ovest de L’Aquila e, in generale, nella conca aquilana (a Pizzoli, a Campotosto ed a Montereale). Nel 2010 le scosse già registrate nell’Aquilano risultavano essere già circa 18.000. Comunque, scosse di magnitudo anche maggiore di 3,0 si protrassero fino alla fine di ottobre 2012.
Dopo la scossa del 6 aprile, i circa 65.000 sfollati abruzzesi furono alloggiati momentaneamente in tendopoli, in alberghi della costa adriatica ed in abitazioni di parenti ed amici. Le tendopoli furono chiuse ufficialmente il 1° dicembre 2009. Nel frattempo, era iniziata la realizzazione, nell’Aquilano, delle palazzine del Progetto C.A.S.E. (Complessi Antisismici Sostenibili ed Ecocompatibili), realizzate su sistemi di isolamento sismico, e dei Moduli Abitativi Provvisori (M.A.P.). Un anno dopo la scossa principale del 2009, quasi 15.000 aquilani alloggiavano già nelle palazzine del Progetto C.A.S.E. ed oltre 2.000 nei M.A.P.
Avendo io avuto modo di seguire la vicino la realizzazione delle palazzine del Progetto C.A.S.E. e (come teste della pubblica accusa) le successive tristissime vicende processuali (gli imputati erano accusati di frode nelle pubbliche forniture e turbativa d’asta per parte degli isolatori sismici), non potrò mai dimenticare tali vicende (terminate, per due degli imputati, con la prescrizione nel primo grado di giudizio e solo per il terzo con l’assoluzione in Cassazione). Così come non potrò mai dimenticare il processo che riguardò sei membri della Commissione Grandi Rischi.
Spero davvero che vicende come quelle sopra riportate non abbiano a ripetersi dopo i prossimi violenti terremoti che, inevitabilmente (purtroppo), colpiranno l’Italia. Però, spero ancor di più che tali eventi non causeranno le tante vittime e gli enormi danni che abbiamo subito sino ad ora in occasione di violenti terremoti, come (ma non solo) quello de L’Aquila del 2009. Ciò potrà avvenire soltanto se saranno finalmente adottate, anche nel nostro Paese, corrette politiche di prevenzione dai rischi naturali, come chiedono gli ormai oltre 530 firmatari della petizione al Governo, ai Governatori regionali ed ai Segretari dei partiti politici da me lanciata su change.org alla fine di novembre 2020 (http://chng.it/YPxczGmY), che spero possa raccogliere ulteriori firme e che, comunque, conto di far portare presto all’attenzione del Parlamento”, conclude Martelli.