La Calabria, purtroppo, non brilla certo per produttività e per sviluppo. Si tratta di una regione che langue, ormai da troppo tempo, e che necessità di vigorose politiche volte ad elevare tutti quei settori sui quali la Regione deve puntare per poter arrivare pronta all’appuntamento con il proprio futuro. “Non saremo mai pronti“, dicono alcuni calabresi sfiduciati. “Ma possiamo farcela“, dicono altri più positivi e propositivi. Quel che è certo è che in tutto questo le decisioni e la programmazione politiche svolgono un ruolo fondamentale. Accade però che, dopo la tragica e prematura morte di Iole Santelli, presidente della Regione Calabria, il vice abbia preso il suo posto come presidente facente funzioni, scombussolando completamente la gestione della Santelli, soprattutto per quanto riguarda la pandemia. Nino Spirlì ha fin da subito assunto una posizione ‘fatalista’ sulla questione: attraverso dirette Facebook che spesso sembrano delle omelie, ha più volte fatto proclami tendenti all’allarmismo (peraltro ingiustificato visti i numeri della Calabria), incutendo paure e timori in utenti e cittadini già piegati e impauriti per via dalla pandemia.
Circa mille chilometri più a Nord della Calabria, invece, troviamo il ricco e produttivo Veneto, dove è noto come le industrie e il settore terziario godano di uno sviluppo crescente, che nel corso dell’ultimo ventennio hanno fatto diventare la regione una della più economicamente avanzate del Paese. In Veneto, il governatore Luca Zaia ha sempre mantenuto un atteggiamento cauto: autorevolezza nel far rispettare le regole anti contagio, ma anche fermezza nel non voler fermare – se non strettamente necessario – la produttività, il lavoro, la scuola.
Cosa hanno in comune e cosa di diverso Zaia e Spirlì? In comune solo una cosa: la Lega. Entrambi, infatti, fanno parte del partito di Matteo Salvini. Per il resto, però, tra i due ci sono differenza abissali, da un punto di vista politico, gestionale e umano. Mentre Zaia ha mantenuto da sempre un approccio più razionale e scientifico (tranne qualche plateale scivolone) nei confronti della gestione pandemica, Spirlì ha fin dal suo insediamento, il giorno successivo alla morte di Iole Santelli, espresso la volontà di voler chiudere tutto, scuole in primis. Per fortuna non sempre ha potuto, e quando ci ha provato (almeno tre volte ha chiuso le scuole senza avere numeri tali di contagio da poter giustificare la chiusura) è stato fermato dal Tar che ha annullato le sue ordinanze quasi illegali e ha rimandato tutti i ragazzi a scuola.
Ora, l’ultima incongruenza in ordine di tempo riguarda proprio la scuola. Il Veneto, secondo quanto deciso nel pomeriggio dal ministro Speranza, da lunedì 8 marzo sarà in zona arancione, la Calabria invece in zona gialla. Per logica, e per regole previste, nella regione di Zaia si potrebbero chiudere tutte le scuole di ogni ordine e grado, in quella di Spirlì invece dovrebbero restare aperte (fatta eccezione, ovviamente, per le zone rosse comunali ove ce ne siano). E invece cosa hanno deciso entrambi? Esattamente il contrario. Luca Zaia terrà le scuole aperte: “Oggi non abbiamo in animo di chiudere le scuole, ma siamo pronti a farlo individuando le aree dove intervenire. Per ora possiamo dire che lunedì le scuole restano aperte, ma valutiamo gli indici epidemiologici“, ha precisato Zaia che pensa, ovviamente, a tutte quelle famiglie che con le scuole chiuse si troverebbero in difficoltà laddove i genitori lavorino entrambi o laddove, semplicemente, seguire il figlio in Dad diventa pressoché impossibile. “Si deve continuare a vivere e usare sempre le mascherine“, ha ricordato il governatore.
In Calabria, invece, come se non ci fosse bisogno di scuola, lavoro e attività di ogni genere, Nino Spirlì ha comunicato questa sera tramite il suo canale preferito, Facebook, che chiuderà le scuole. “Il presidente della Regione, Nino Spirlì, nel corso della riunione dell’Unità di crisi per il Covid-19, avvenuta questa mattina, ha sottolineato la necessità di sospendere la didattica scolastica in presenza in tutte le scuole di ordine e grado e nelle università della Calabria.
La disposizione verrà ratificata da una specifica ordinanza, che sarà in vigore da lunedì 8 marzo 2021 fino alle due settimane successive. La didattica in presenza sarà consentita solo nei casi di handicap gravi degli studenti e per un numero limitato di ore“, si legge nella nota. Dunque, la Calabria chiude le scuole pur avendo uno dei migliori indici di contagio del Paese. In Calabria la scuola chiusa è diventata per il presidente f.f. una conquista, invece che un fallimento. I calabresi, però, non ci stanno e promettono di presentare ricorso come già accaduto in passato: Spirlì perderà un’altra volta, ma probabilmente non smetterà di voler chiudere le scuole, centro vitale e propulsore di qualsiasi società, danneggiando così l’intera popolazione calabrese e il futuro di tutti i cittadini.