Come sempre con l’arrivo della primavera sono esplose le allergie degli italiani per via dei pollini. Nulla di nuova, ma il problema è che con l’emergenza Covid “c’è un proliferare di soggetti colpiti da asma allergico, con forme respiratorie intense e severe, che naturalmente vengono confuse, data la pandemia, con casi di Covid. Con il moltiplicarsi di tamponi e medici andati a casa di questi supposti positivi al Covid”. E’ questo l’allarme lanciato dall’immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud della Fondazione italiana di medicina personalizzata. L’ultimo caso segnalato è quello “di una ragazza di 28 anni con allergia stagionale nota – racconta all’Adnkronos Salute Minelli – in piena crisi asmatica, che è stata sottoposta a quarantena con una diagnosi di sospetta Covid e due tamponi molecolari negativi e in più un esame sierologico del tutto muto per anticorpi Sars-CoV-2. Così nelle prossime settimane sarà un disastro“.
Secondo l’esperto, “da un lato c’è il ‘priming effect’, cioè il violento impatto infiammatorio scatenato nell’apparato respiratorio del soggetto allergico dal suo primo incontro con l’antigene pollinico a cui è sensibile, dall’altro – spiega – c’è ‘l’effetto Covid’ non meno violento in termini di impatto emozionale alla luce dei resoconti clinici ed epidemiologici ormai da oltre un anno quotidianamente registrati”.
In Italia, i pollinosici (chi ha una sensibilizzazione specifica ai pollini) “sono stimati al 10-12% della popolazione e, nella fase critica della loro patologia, possono presentare disturbi a carico degli occhi, come lacrimazione, arrossamento e prurito delle congiuntive, fotofobia, cioè sensazione soggettiva di fastidio per esposizione a luce intensa; ma anche sintomi nasali con prurito e starnuti ripetuti, sensazione di naso chiuso e progressiva riduzione dell’olfatto”, ricorda l’immunologo. “A tutto questo può associarsi sensazione di stanchezza, mal di testa con difficoltà di concentrazione e talvolta febbricola che, tuttavia, non è sintomo caratteristico di questa patologia – prosegue Minelli -. In certi casi, il quadro clinico si complica con tosse stizzosa, secca, sibilante più frequentemente notturna, accompagnata da difficoltà di respiro, affanno e fame d’aria, senso di costrizione bronchiale e dai caratteristici ‘fischi’ durante gli atti respiratori che sono propri dell’asma bronchiale, una delle forme più temibili dell’allergia, in realtà non solo a pollini”.
“Si comprende facilmente come tanti di questi disturbi che compongono il corteo sintomatologico classico delle allergie respiratorie, risultino sovrapponibili a quelli che abbiamo più e più volte sentito nelle descrizioni fornite dai pazienti Covid ovvero dai medici che ne raccontavano le manifestazioni cliniche“, avverte Minelli. “E capita di registrare, con frequenza crescente in questi tempi, casi di giovani pazienti con storia ben documentata di allergia che, magari per avere avuto occasioni di contatto con coetanei o familiari poi rivelatisi infettati dal Sars-Cov-2, in occasione di crisi broncospastiche pure negli anni passati considerate come riaccensioni stagionali di asma allergico, vengano quest’anno sottoposte a protocolli anti-Covid che – rimarca l’immunologo – anche con tamponi molecolari e test sierologici ripetutamente negativi, prevedono comunque l’adozione precauzionale di misure di contenimento fino alla quarantena prudenziale e conseguente adozione di protocolli terapeutici paradossalmente adeguati per Covid, ma non per l’allergia”.
“Questo per dire che non tutto è Covid e che, anzi, malgrado il virus, in primavera le piante e gli alberi continuano a fiorire, e che esistono altre condizioni, sempre esistite, delle quali non possiamo né dobbiamo dimenticarci – ricorda l’esperto -. Importante da considerare che il trattamento per i pazienti con asma allergico prevede assunzione di antistaminici, antileucotrienici, cortisonici per via locale e broncodilatatori, oltre ad eventuali farmaci biotecnologici nelle forme di asma grave”. “Per soggetti con storia nota di allergie che in queste settimane vadano incontro a fenomenologia clinica di questo tipo, si preferisca – suggerisce Minelli – un primo approccio terapeutico fondato su tali farmaci in genere rapidamente efficaci, prima di moltiplicare tamponi su tamponi e allertare medici delle unità preposte alla gestione domiciliare dei casi Covid”.