Il Giappone ha deciso di rilasciare in mare l’acqua radioattiva trattata e accumulata nella centrale nucleare di Fukushima, rimasta gravemente danneggiata dopo il terremoto del marzo 2011. La decisione è stata resa nota dal premier, Yoshihide Suga, un brutto colpo per l’industria ittica locale che si era opposta al progetto.
Oltre 21 milioni di chili di pesci, crostacei e molluschi arrivano in Italia dalle acque del Giappone, secondo un’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al 2020 che evidenziano anche l’arrivo in Italia di 18 milioni di chili di pesce dalla Cina e di 3,3 milioni di chili dalla Corea che ha deciso di impugnare al Tribunale internazionale del diritto del mare la scelta nipponica. “Una decisione devastante che – sottolinea la Coldiretti – ha pesanti ripercussioni dal punto di vista ambientale, economico e sanitario a livello globale sulla quale devono intervenire le istituzioni internazionali. Per controllare direttamente l’origine del pesce acquistato il consiglio della Coldiretti è di verificare sul bancone l’etichetta, che per legge deve prevedere la zona di pesca, e scegliere la “zona Fao 37” se si vuole acquistare prodotto pescato del Mediterraneo“.
La decisione del Giappone arriva a 10 anni esatti dalla catastrofe: il governo nipponico ha deciso di procedere malgrado la netta opposizione dell’opinione pubblica, dell’industria della pesca e dei rappresentanti dell’agricoltura locale.
L’operazione inizierà tra circa due anni, durante i quali l’operatore della centrale, Tokyo Electric Power, filtrerà le acque per eliminare gli isotopi nocivi e costruirà le necessarie infrastrutture. L’operatore ha raccolto circa 1,2 milioni di tonnellate di acqua in oltre mille tank sul sito.
La manutenzione giornaliera della centrale di Fukushima Daiichi genera l’equivalente di 140 tonnellate di acqua contaminata, che, nonostante venga trattata negli impianti di bonifica, continua a contenere il trizio, un isotopo radioattivo dell’idrogeno. Circa un migliaio di serbatoi si sono accumulati nella area adiacente all’impianto, l’equivalente di 1,25 milioni di tonnellate di liquido, e secondo il gestore della centrale, la Tokyo Electric Power, le cisterne raggiungeranno la massima capacità consentita entro l’estate del prossimo anno.
Il triplice disastro di Fukushima è stato prodotto dal terremoto magnitudo 9 e il successivo tsunami, che ha provocato il surriscaldamento del combustibile nucleare, seguito dalla fusione del nocciolo all’interno dei reattori, a cui seguirono esplosioni di idrogeno ed emissioni di radiazioni.