La plastica non e’ facilmente scomponibile, quindi solo dopo molti anni si frammenta in pezzi sempre piu’ piccoli, chiamati microplastiche. Si è sempre parlato delle microplastiche presenti nelle acque di fiumi e mari, ma ora da un nuovo studio condotto dalla Utah State University e dalla Cornell University, pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), emerge che sono presenti anche nell’aria, contaminando l’intero pianeta. Quando le microplastiche sono abbastanza piccole da essere trasportate nell’aria, viaggiano da un continente all’altro sospinte dai venti.
Una volta in atmosfera la microplastica puo’ rimanere sospesa da un’ora fino a 6 giorni e mezzo. “E’ un tempo lunghissimo durante il quale puo’ attraversare anche un continente”, ha spiegato Natalie Mahowald della Cornell University, coautrice dello studio. “Abbiamo trovato molto inquinamento da plastica, ovunque abbiamo guardato. Ovviamente non e’ nuova di quest’anno, ma proviene dai rifiuti scaricati nell’ambiente da diversi decenni”, ha riferito l’altra coautrice Janice Brahney.
La ricerca illustra lo spostamento completo delle microplastiche che dalla superficie terrestre passano nei mari oppure vengono veicolate nell’aria, percorrendo lunghe distanze, per poi ritornare in acqua e sui terreni, in un ciclo continuo. “Simile ai cicli biogeochimici globali, la plastica ora si muove a spirale in tutto il mondo“, sottolineano gli autori.
Oltre ad aver individuato le principali fonti di inquinamento da microplastiche, lo studio contiene anche una mappa della loro presenza a livello globale. La concentrazione e’ maggiore negli Stati Uniti occidentali, dove in base ai dati raccolti dal team dal 2017 al 2019, ogni anno si depositano in media 22 mila tonnellate. Dati negativi anche in Europa, Asia orientale, Medio Oriente e India. Oltreoceano e nelle zone piu’ densamente popolate del pianeta, la principale causa di passaggio delle microplastiche nell’atmosfera – rivela la ricerca – e’ il traffico stradale: il movimento degli pneumatici, il processo di frenata, l’usura delle superfici stradali contribuiscono a lanciarle in aria. A riprova del fatto che la plastica ‘viaggia’ nell’aria, frammenti sono stati trovati persino in Antartide, che non produce affatto questo materiale.
I principali luoghi in cui le microplastiche si accumulano e si depositano sono l’atmosfera sopra gli oceani e la superficie degli oceani: infatti, nei fondali marini, giacciono 14 milioni di tonnellate. Sono state soprattutto localizzate di fronte alla West Coast negli USA, nel Mediterraneo, nel Pacifico e nell’Australia meridionale. Nei mari ma ancora di piu’ negli oceani si formano vere e proprie isole di plastica che quando si decompongono diventano frammenti che salgono in superficie e si alzano in aria, spinti dalle onde e dai venti. “Nelle giuste condizioni, la plastica puo’ essere trasportata attraverso i principali oceani e tra i continenti, in un unico viaggio o mediante risospensione sugli oceani“, hanno precisato gli studiosi.
Nelle zone rurali, invece, le microplastiche entrano nell’atmosfera tramite la polvere del suolo durante i processi agricoli: un fenomeno prevalente nel Nord dell’Africa e in una vasta area continentale tra Europa e Asia. “Si trovano davvero ovunque: influenzano la produzione del suolo e delle piante, sono consumate da flora e fauna e agiscono come vettori di contaminanti”, rileva ancora l’indagine.
Sulle conseguenze delle microplastiche sulla salute umana e sugli ecosistemi, c’e’ ancora molto da scoprire, ma gli autori hanno confermato che “ci sono diversi elementi indicativi dei loro effetti negativi, molti dei quali sono ancora sconosciuti“. Tra questi, viene citata l’inalazione di particelle, che puo’ essere irritante per il tessuto polmonare e portare a gravi malattie, ma non e’ ancora chiaro se la plastica sia piu’ o meno tossica di altre sostanze. “Mentre nel nostro ambiente le concentrazioni di plastica aumentano rapidamente, la nostra relativa ignoranza sulle conseguenze dovrebbe spingerci a migliorare subito la gestione dei rifiuti di plastica o, addirittura, a catturare la plastica oceanica e rimuoverla dal sistema“, concludono i ricercatori.
Secondo diverse stime, fino al 18% della plastica finisce ancora nell’ambiente sotto varie forme e attraverso diversi canali. Sebbene ci siano stati progressi con la creazione di polimeri biodegradabili, i ricercatori hanno avvertito che le microplastiche “continueranno a circolare attraverso i sistemi terrestri“.