Coronavirus: l’India verso i 300mila morti mentre dilaga l’epidemia di “fungo nero”

Coronavirus in India: il "fungo nero" che colpisce i malati di Covid-19 e le persone che ne sono guarite sta causando preoccupazione
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In India sono stati registrati 3.741 nuovi decessi per Covid-19 in 24 ore, che portano il totale a 299.266, mentre i nuovi contagi sono stati 240.842, ed il numero totale di casi confermati è di oltre 26,5 milioni, quasi la metà negli ultimi due mesi. Secondo gli esperti, l’epidemia in India potrebbe ora rallentare, ma il “fungo nero” che colpisce i malati di Covid-19 e le persone che ne sono guarite sta causando preoccupazione: la mucormicosi, con tasso di mortalità al 50%, è relativamente rara e causata dall’esposizione a muffe che si trovano nell’ambiente, come nel terreno o nel muco nasale.
Il governo centrale ha definito la malattia “epidemia“, imponendo di segnalare i casi confermati e sospetti nell’ambito del Programma integrato di sorveglianza delle malattie. Il ministro federale Sadananda Gowda ha dichiarato che i casi sono arrivati quasi a 9mila sinora, mentre scarseggia il farmaco per curare la malattia, l’antimicotico Amfotericina B. Non è chiaro né accertato quanti siano stati i morti sinora, anche se i media locali hanno parlato di almeno 250.
Secondo gli esperti, i soggetti affetti da diabete che assumono steroidi sono i più esposti al rischio di contrarre l’infezione: un effetto collaterale è infatti l’indebolimento del sistema immunitario, già alterato dalla presenza del virus. Nei pazienti guariti dal COVID-19, ma col sistema immunitario depresso, il fungo si fa strada facilmente da ferite, dal naso e dagli occhi, fino ai polmoni e al cervello. Per curare la mucormicosi ed evitare che il fungo attacchi il cervello, sono spesso necessarie operazioni invasive, che prevedono la rimozione dei tessuti necrotici dal cavo orale e anche degli occhi.
La mucormicosi, causata dall’esposizione a un gruppo di muffe chiamate mucormiceti, è contraddistinta da un alto tasso di mortalità e dal rischio di provocare mutilazioni ai pazienti sopravvissuti. La malattia è nota come “fungo nero” perché spesso è accompagnata da un annerimento delle aree intorno al naso.

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