Il gigantesco razzo cinese Long March 5B precipita fuori controllo, “uno degli oggetti più grandi a schiantarsi sulla Terra negli ultimi 20 anni”

Parte del razzo Long March 5B si schianterà sulla Terra in modo incontrollato la prossima settimana. Intervista a Giovanna Maria Stirpe, astrofisica e astronoma INAF
MeteoWeb

Una parte del vettore Long March 5B che il 29 aprile scorso ha portato in orbita bassa il primo modulo della nuova stazione spaziale cinese effettuerà un rientro incontrollato nell’atmosfera: il timore è che i detriti della sezione centrale del razzo di circa 20 tonnellate possano finire al suolo.
Già nel 2018, il rientro incontrollato nell’atmosfera della prima stazione spaziale cinese, la Tiangong-1, da 8 tonnellate, aveva sollevato timori, ma non aveva provocato danni. L’anno successivo, invece, il rientro della Tiangong-2 era avvenuto in maniera controllata, nell’oceano Pacifico meridionale.
La parte centrale del Long March 5Bè uno degli oggetti più grandi a rientrare in modo incontrollato sulla Terra negli ultimi 20 anni,” ha confermato ai microfoni di MeteoWeb Giovanna Maria Stirpe, astrofisica e astronoma dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF).

Long March 5B
Foto Matjaz Tancic / Ansa

Le informazioni che arrivano in merito dalla Cina, come spesso accade, “sono molto scarse“, il gigante asiatico infatti “non è nuovo a questo tipo di episodi: l’anno scorso detriti sono caduti in Costa d’Avorio“, appena 6 giorni dopo il primo volo del Long March 5B, quando questo si schiantò lasciando cadere frammenti che hanno danneggiato case e villaggi. “Non sappiamo se quello in corso era un rientro previsto o se semplicemente non si curano di controllare, considerando che questi eventi sono controproducenti anche per loro, perché la ricaduta di detriti può avvenire anche nel territorio cinese,” ha affermato l’astrofisica.
In Italia, ha precisato l’esperta “disponiamo di un programma di sorveglianza spaziale, grazie ad esempio al telescopio di Loiano, da un metro e mezzo, utilizzato per il tracking, per monitorare i satelliti. Poi ci sono altre unità e strumenti sul territorio nazionale, come il radiotelescopio di Medicina, parte di un programma di osservazioni nell’ambito del centro di coordinamento di Pratica di Mare gestito dall’Aeronautica Militare, inserito in un consorzio europeo, l’ISOC (Italian Space Surveillance and Tracking Operation Center). Disponiamo di un’organizzazione preparata, seguiamo gli oggetti, il loro movimento, aggiornando i parametri delle orbite per stabilire o prevedere per quanto possibile rientri di questo tipo, in cui il margine di incertezza è molto ampio: si tratta di oggetti molto veloci, che viaggiano a 7-8 km al secondo, ed una piccola variazione di pochi secondi può spostarli avanti o indietro“.

Long March 5B
Foto Matjaz Tancic / Ansa

La parte centrale del vettore cinese orbita attorno alla Terra circa ogni 90 minuti e ciò rende molto difficile calcolarne la traiettoria, è un oggetto “molto basso, con un moto molto veloce, quindi una previsione certa del luogo di impatto non è possibile: l’unica cosa che si può fare è restringere la finestra temporale per prevedere il momento del rientro, che avverrà da in un periodo che va da questo fine settimana a metà della settimana prossima. Già nel fine settimana – ha spiegato l’esperta – avremo informazioni un po’ più precise“.

Per quanto riguarda la possibile e molto ipotetica area del rientro, “è una zona molto vasta, ed è alta la probabilità che avvenga nell’oceano perché questo occupa la maggior parte della superficie terrestre“. In riferimento ai parametri orbitali la caduta potrebbe avvenire nella fascia “di latitudine nord e sud di 41 gradi e mezzo, che comprende il Centro Italia, il Lazio, anche se potrebbero essere interessate potenzialmente anche le località a sud della latitudine“. Va chiarito e sottolineato, però, che “la probabilità di rientro dell’oggetto è molto bassa sulla superficie del Sud Italia, in tutta la suddetta area la probabilità è minima, soprattutto considerandone l’ampiezza,” ha concluso l’astrofisica INAF.

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