Inizia stasera, alle 22 ora italiana, il lungo viaggio di ritorno di OSIRIS-REx, la missione NASA che lo scorso ottobre ha raccolto oltre 60 grammi di campioni dell’asteroide Bennu. A guidare la sonda per circa 2,3 miliardi di km nel suo rientro sulla Terra, previsto il 24 settembre 2023, sarà tecnologia Made in Italy.
Dopo aver correttamente accompagnato OSIRIS-REx verso Bennu, il sensore d’assetto Autonomous Star Tracker realizzato da Leonardo a Campi Bisenzio sarà ora la “bussola” che mostrerà a OSIRIS-REx la strada verso casa. Il sensore d’assetto realizzato da Leonardo fornirà anche i dati sulla posizione della sonda, grazie alla mappa stellare memorizzata nel suo software, che conta oltre 3.000 stelle: lo star tracker calcola in ogni istante – 10 volte in un secondo – l’orientamento del satellite fornendo al computer di bordo le informazioni per tenerlo sulla rotta prestabilita. Inoltre, nei suoi stabilimenti nel Regno Unito, Leonardo ha anche realizzato e fornito all’Arizona State University (ASU) il sensore infrarosso per lo strumento Thermal Emission Spectrometer (OTES), contribuendo così a individuare i minerali presenti sull’asteroide, raccogliere dati termici e permettere agli scienziati di comprendere meglio la composizione di Bennu.
Touchdown! La sonda OSIRIS-Rex ha “scritto una pagina di storia”
Quattro anni dopo il lancio, la sonda OSIRIS-Rex è riuscita a toccare brevemente l’asteroide Bennu nel tentativo di raccogliere alcune decine di grammi di polvere: un’operazione di alta precisione a 330 milioni di km dalla Terra.
“Tutto è andato alla perfezione. E’ stata scritta una pagina di storia stasera“, ha affermato dopo il touchdown lo scorso 20 ottobre Dante Lauretta, il responsabile della missione.
Tutto si è svolto come previsto, con tanto di standing ovation dell’equipe dei ricercatori che assistevano all’operazione, durata qualche secondo.
La sonda ha impiegato 4 ore per arrivare fino a poco sopra la superficie di Bennu, da dove ha azionato il braccio robotico che misura 3,4 metri di lunghezza. Il contatto è durato il tempo necessario per emettere azoto pressurizzato, in modo da far sollevare polvere e ghiaia dalla superficie dell’asteroide e raccogliere campioni. La sonda, delle dimensioni di un furgone, ha puntato verso un’area al centro di un cratere chiamato Nightingale, grande quanto un campo da tennis.
L’asteroide Bennu è ricco di carbonio, più alto dell’Empire State Building di New York, ha circa 4,5 miliardi di anni e risale alla fase iniziale della formazione del Sistema Solare. Per questo gli esperti lo considerano una capsula del tempo ricca di elementi incontaminati che potrebbero aiutare a spiegare non solo la nascita del Sistema Solare ma anche come si è formata la vita sulla Terra.
Una volta nei laboratori, i campioni verranno analizzati e aiuteranno gli scienziati a comprendere l’origine di Bennu, del sistema solare, facendo luce su rischi e risorse relativi ai corpi celesti che orbitano vicino alla Terra.