Riuscite ad immaginare di poter vedere il suono? Si tratta di una domanda un po’ strana e curiosa, che sicuramente stuzzicherà la mente di molti. A questa domanda ha dato una bellissima risposta Simone Arrigoni, col suo nuovo libro “Resonance, l’inaudita bellezza del suono visibile”.
Simone Arrigoni, nato a Roma nel 1973 è pianista classico, pluriprimatista mondiale di apnea e fotografo con oltre 150 premi nei più prestigiosi concorsi fotografici internazionali, fra i quali il 1° Premio agli NTU International Photography Awards 2017 della Nanyang Technological University di Singapore e National Geographic. I suoi lavori sono pubblicati in libri, riviste, cataloghi e figurano in collezioni private o esposizioni in tutto il mondo (Cina, Crimea, Francia, Giappone, Grecia, Italia, Regno Unito, Russia, Singapore, Ungheria e USA).
La sua grande passione per la fotografia e, al tempo stesso, per la Natura, lo ha spinto a realizzare due splendidi progetti fotografici: InvEarth e STARt, in cui interpreta soggetti simbolici del pianeta Terra o dell’Universo con una chiave di lettura del tutto originale.
Nel mese di maggio è uscita una nuova pubblicazione di Simone Arrigoni, con la quale l’artista vuole omaggiare la bellezza segreta della Natura, trasformando il suono in immagini davero spettacolari, disegni tracciati dalle onde acustiche che si propagano nello spazio. Un progetto davvero speciale per Arrigoni, che nella vita ha dovuto affrontare molte difficoltà, riuscendo sempre a trovare nell’arte e nelle sue più grandi passioni la forza per sollevarsi e andare avanti.
Appena diplomato con lode in Pianoforte sotto la guida del Maestro Willy Brezza, due tragici eventi ravvicinati hanno infatti cambiato improvvisamente il corso della sua vita: subì un grave incidente stradale che lo costrinse a interrompere la sua promettente carriera di concertista classico e il cugino Stefano perse la vita in mare a solo 17 anni. Arrigoni decise di realizzare in sua memoria il sogno che il cugino gli aveva confidato la sera precedente: stabilire un record di apnea. Iniziò quindi l’allenamento agonistico in questa disciplina, per arrivare a stabilire, a partire dal 2003, 21 record mondiali di apnea in mare, lago, sotto il ghiaccio e insieme ai delfini. Durante l’interminabile riabilitazione da una gravissima malattia che gli ha quasi tolto la vita nell’estate del 2020, Arrigoni ha dedicato tutto sé stesso alla realizzazione di un nuovo progetto fotografico che riunisse insieme le sue tre più grandi passioni –musica, apnea e fotografia– e, al contempo, proseguisse il filone di ricerca di un punto d’incontro fra arte e scienza: è così che è nato Resonance, che, basandosi sul fenomeno della Cimatica, rende visibili i suoni provenienti dalla Terra e dal cosmo, come a voler imprimere negli scatti l’invisibile sinfonia della realtà.
La Cimatica ci consente di visualizzare le frequenze sonore sulla superficie di un fluido. In accordo con leggi fisiche e matematiche oggi ben note, le vibrazioni trasmesse da una sorgente sonora ad un materiale liquido o granulare si traducono sulla sua superficie in figure schematiche caratterizzate spesso da una simmetria centrale. Le strutture che emergono risultano plasmate differentemente da ogni frequenza acustica a seconda del tipo e della forma dei materiali utilizzati. Nonostante l’estrema variabilità che le caratterizza, spesso queste figure ricordano schemi e geometrie ricorrenti in natura, come nelle strutture frattali, e in varie filosofie: dalle più antiche, confluite in religioni quali il buddismo o l’induismo, alle più moderne ipotesi cosmologiche all’incessante ricerca di una “teoria del tutto”.
Resonance secondo Simone Arrigoni
“Stregato dall’idea di poter racchiudere in un unico progetto le mie tre più grandi passioni (musica, apnea e fotografia), ho voluto imprimere nei miei scatti i disegni creati dai suoni sull’acqua. Ma non suoni astratti o casuali. Mentre osservavo la magia che si avvera grazie a delle semplici particelle d’acqua eccitate da una frequenza sonora, diveniva chiaro quanto la bellezza della Natura vada ben oltre la percezione dei nostri sensi. Per omaggiare, dunque, la bellezza segreta della Natura, nel progetto fotografico Resonance presento le forme create sull’acqua da simboliche sorgenti sonore naturali, sia terrestri sia astronomiche.
La prima parte del progetto, “Terra”, è dedicata ai suoni prodotti sul nostro pianeta da soggetti riconducibili ad uno dei quattro elementi (Terra, Fuoco, Aria e Acqua), quali lo stillicidio di una goccia d’acqua che nel buio di una grotta costruisce una stalagmite, il respiro di un vulcano o l’impeto di un uragano, per soffermarmi infine sui richiami prodotti nel mare da alcuni cetacei, che per alcune specie sono in grado di viaggiare fino a ben 3.000 km sott’acqua. La seconda parte, “Universo”, si spinge oltre i confini terrestri per cogliere la sterminata meraviglia, ancora tutta da comprendere e scoprire, disseminata nello spazio: dai suoni emessi nel nostro sistema solare fino a quelli provenienti dagli oggetti celesti più distanti.
Certamente il suono, essendo una vibrazione che si trasmette meccanicamente nell’aria, o in un altro mezzo fisico elastico, non può propagarsi nel vuoto dello spazio. Eppure l’Universo non tace. Quasi ogni tipo di corpo celeste produce radiazioni elettromagnetiche, quali le onde radio, che possono essere catturate da appositi strumenti e convertite in frequenze udibili dall’orecchio umano (20-20.000 Hz). Oppure possono essere, ad esempio, le oscillazioni nel plasma intorno a determinati oggetti astronomici ad essere rilevate da una sonda spaziale e poi tradotte in suono da noi percepibile. Grazie a simili tecnologie ho potuto innanzitutto fotografare il primo vagito dell’Universo: la Radiazione cosmica di fondo, costituita da un fondo di microonde che pervade il cosmo come un residuo del Big Bang, cioè dell’esplosione che lo creò e diede inizio al suo processo di espansione.
Oltre all’emozionante eco della nascita della nostra realtà, si potranno osservare, tra gli altri, il suono emesso dalla celebre nebulosa di Orione, da una stella a neutroni (pulsar), o dai resti dell’esplosione di una stella massiccia morente (una supernova); per concludere con la prima osservazione di uno degli eventi più potenti mai registrati dopo il Big Bang, ovvero la fusione di due buchi neri. Entrando in collisione, essi sprigionarono in una frazione di secondo cinquanta volte più energia di quanta viene emessa da tutte le stelle osservabili, generando onde gravitazionali che hanno viaggiato per 1,3 miliardi di anni prima di raggiungere la Terra ed essere finalmente registrate dall’interferometro LIGO nel 2015. Dalla Terra ai confini dell’Universo, da una semplice goccia che costruisce pazientemente la roccia, all’onda d’urto di una collisione galattica in grado di increspare il tessuto spazio-temporale: il suono disegna davanti all’obiettivo fotografico l’invisibile sinfonia della realtà, fin dai suoi primi istanti di vita“.