L’ondata di calore nel Nord Italia e la conseguente siccita‘ e la scarsita’ di precipitazioni nel mese di maggio (-14% a scala nazionale) e nell’intera primavera (-22%) stanno provocando una serie di difficolta’ per l’irrigazione e la salvaguardia della vegetazione. Nel bacino del Po e’ stato infatti registrato un crollo delle portate, che ha raggiunto il 30% della media storica. La conseguente carenza idrica sta causando disagi nell’area padana. “La problematica della siccita’ nelle zone settentrionali dell’Italia dipende direttamente dalla scarsita’ delle precipitazioni, che non sono state adeguate nella scorsa stagione – spiega all’AGI Claudio Cassardo, docente di Fisica dell’atmosfera presso l’Universita’ di Torino – nel periodo di luglio e agosto si verificano sempre delle difficolta’ di approvvigionamento idrico anche a causa della forte evaporazione, e quest’anno si sono sovrapposte diverse condizioni per cui gli effetti dei disagi che ne conseguono risultano amplificati”.
“I bassi livelli del fiume Po e di tutto il bacino interessato, quindi compresi gli affluenti – continua l’esperto – fanno si’ che aumentino le complicazioni idriche. Il problema e’ piuttosto generalizzato perche’ il deficit idrico interessa diverse zone. Quest’anno la primavera e’ stata leggermente piu’ fresca, soprattutto a maggio, la fusione della neve e’ stata rallentata a fronte di un innevamento abbastanza buono durante l’inverno. Il problema e’ che con la prima ondata di calore la neve invernale si e’ fusa rapidamente”.
Cassardo aggiunge che la situazione molto probabilmente restera’ stabile fino alla fine di agosto o di settembre, quando si verifica la ripresa delle precipitazioni. “La variabilita’ delle piogge e’ un fenomeno relativamente normale – osserva Cassardo – e condizioni di siccita’ estrema in Pianura Padana si verificano ciclicamente, ogni tre-cinque anni. I cambiamenti climatici di origine antropica contribuiscono a esacerbare l’intensita’ di questi eventi, che si possono verificare anche con maggiore intensita'”.
L’esperto aggiunge poi che negli ultimi 30 anni le temperature medie sono state piu’ elevate rispetto al trentennio precedente. “Il calore estremo aumenta l’evaporazione dell’acqua, il che puo’ peggiorare le condizioni di bilancio idrico, specialmente per quanto riguarda il suolo – sottolinea Cassardo – questo puo’ danneggiare le coltivazioni e il benessere della vegetazione, che richiede un apporto maggiore di acqua per il sostentamento”.
“Caldo estremo, siccita’, temporali, sono tutti fenomeni che si verificano ciclicamente – aggiunge all’AGI Daniele Contini, dirigente di ricerca presso l’Istituto di scienze dell’atmosfera e del Clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isac) – sono provocati dalle circolazioni naturali delle masse d’aria, il problema e’ che a causa dei cambiamenti climatici possono verificarsi piu’ frequentemente, con un’intensita’ piu’ elevata e soprattutto in zone o periodi in cui normalmente sono piu’ rari”. “Quello che possiamo osservare, dal punto di vista stagionale – conclude Contini – e’ un aumento della frequenza e dell’intensita’ di questi fenomeni estremi. Caldo e siccita’ sono piuttosto nella norma in questa stagione, specialmente in alcune zone, ma i cambiamenti climatici contribuiscono a esacerbare gli eventi potenzialmente pericolosi, e soprattutto alla loro manifestazione in aree e periodi in cui sono considerati piu’ rari”.