L’espulsione di massa coronale (CME) che, secondo le previsioni, avrebbe potuto colpire la Terra tra 23 e 24 luglio, alla fine ci ha mancati del tutto.
Il campo magnetico terrestre è in stato di quiete, che dovrebbe perdurare fino al 28 luglio, quando potrebbe arrivare un nuovo flusso di vento solare, materiale gassoso prodotto da un buco coronale apertosi nell’atmosfera del Sole.
La nostra stella aveva generato lo scorso 20 luglio un filamento magnetico, vicino alla macchia solare AR2846, che aveva dato vita ad un brillamento solare di classe B, scagliando una nube di plasma nello Spazio. La posizione dell’evento portava ad escludere un “impatto” sulla Terra, ma, poiché l’espulsione di massa coronale era avvenuta lateralmente, i modelli della NOAA avevano suggerito un possibile impatto con il campo magnetico terrestre tra 23 e 24 luglio, con possibili tempeste geomagnetiche di classe G1 (debole, su una scala che va da 1 a 5).
Cos’è un’espulsione di massa coronale
Un’espulsione di massa coronale (CME, acronimo dell’inglese coronal mass ejection) è un’espulsione di materiale dalla corona solare. Il materiale espulso, sotto forma di plasma, è costituito principalmente da elettroni e protoni: quando questa nube raggiunge la Terra può disturbare la sua magnetosfera.
Cos’è una tempesta geomagnetica
Quando sul Sole si verificano fenomeni di attività improvvisa e violenta, come i brillamenti, vengono emesse grandi quantità di particelle ad alta energia che viaggiano velocemente nello Spazio, a volte scagliate in direzione della Terra: questa corrente di particelle viene frenata e deviata dal campo magnetico terrestre, che a sua volta ne viene disturbato e distorto.
Quando avviene questo “impatto” la magnetosfera terrestre (la regione attorno alla Terra pervasa dall’azione del suo campo magnetico) subisce un forte contraccolpo che può causare blackout temporanei nelle reti elettriche o nei sistemi satellitari di comunicazioni. Alle tempeste geomagnetiche è anche associato il ben noto fenomeno delle aurore polari.