Covid, efficacia dei vaccini e mortalità

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In questa indagine abbiamo fatto un confronto, al fine di tirare un po’ le fila sull’efficacia effettiva dei vaccini in questa emergenza sanitaria che dura oramai da un anno e mezzo, tra i mesi di maggio-giugno-luglio 2020 e quelli di maggio-giugno-luglio 2021. Il confronto l’abbiamo fatto sulla popolazione italiana, che costituisce sostanzialmente un campione, ma le conclusioni sono riferibili, naturalmente, all’intera popolazione mondiale. Abbiamo scelto questi tre mesi, proprio per trarre il meglio della possibile efficacia legata ai vaccini, che, lo ricordiamo, sono iniziati in Italia da dicembre 2020, ma in maniera più intensiva da gennaio e poi via via di più nel primo semestre del 2021. Il dato vaccini a oggi è il seguente: il 59,5% degli italiani, quindi sostanzialmente il 60%, ha ricevuto la doppia dose; il 69,6%, quindi quasi il 70% degli italiani, la prima dose. Dunque, quasi 36 milioni di italiani sono completamente vaccinati, 42 milioni con prima dose. La garanzia data dalle case farmaceutiche in riferimento all’efficacia dei vaccini è la riduzione di oltre il 95% delle morti e complicazioni, quindi delle ospedalizzazioni e delle terapie intensive, di circa l’85/l’88% dei contagi. Ora andiamo per ordine.

I tamponi totali effettuati nei tre mesi di maggio-giugno-luglio di quest’anno, 2021, sono stati complessivamente 18.500.000 circa. A fronte di questi milioni di tamponi i casi positivi rilevati sono stati, sempre nei tre mesi di riferimento, 310.000 circa; i morti, sempre nei tre mesi di riferimento, 7.000 circa.

I tamponi totali effettuati nei tre mesi di maggio, giugno, luglio dello scorso anno, 2020, sono stati complessivamente 4.750.000 circa. A fronte di questi milioni di tamponi i casi rilevati sono stati, sempre nei tre mesi di riferimento, 40.000 circa; i morti, sempre nei tre mesi di riferimento, 6.500 circa.

Naturalmente se andiamo a calcolare il tasso di letalità sui casi positivi rilevati nell’arco di tre mesi, notiamo un enorme divario tra la percentuale di quest’anno e quella dell’anno scorso, percentuale enormemente più bassa in questo anno 2021: infatti, la percentuale della letalità del trimestre maggio-giugno-luglio 2020 è stata del 15% circa, una percentuale altissima; la percentuale della letalità del trimestre maggio-giugno-luglio 2021 è stata del 2,3% circa. Cioè, la percentuale di letalità si è ridotta di 6/7 volte. Questo è un dato che deporrebbe subito, a primo acchito, per una evidente efficacia dei vaccini, in quanto sarebbe evidente una riduzione della letalità di 6/7 volte rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno.

In questa sede vogliamo rilevare come il discorso relativo alla letalità, cioè relativo alle morti sui casi positivi, è piuttosto effimero, soprattutto molto sfuggente, addirittura volatile.

Se, infatti, la percentuale di letalità si è ridotta di 6/7 volte, dovremmo avere morti nella stessa misura in meno in riferimento a quelli complessivi per causa covid o attribuiti alla covid-19.

Andando a fare, invece, un conteggio generale delle morti nell’ultimo trimestre 2021, quindi maggio-giugno-luglio e delle morti nello stesso trimestre del 2020, si nota un dato molto particolare: i morti attribuiti alla malattia covid-19 nel 2020 sono stati 6.450 circa, quelli attribuiti alla malattia covid-19 nel 2021, sono stati 6900 circa. Cioè, in questo anno ce ne sono stati 400/500 in più rispetto all’anno scorso. Si potrebbe obiettare che verosimilmente lo scorso anno, molti morti per causa covid non sarebbero stati individuati, poiché i tamponi sono stati enormemente inferiori. Ne sarebbe conseguito una individuazione di casi positivi enormemente inferiore e, verosimilmente, tante morti attribuibili alla covid-19 non sarebbero stati individuati. Una obiezione giusta. Però, vi è un altro dato. Se vi fossero stati morti per covid non individuati, questi avrebbero dovuto amplificare i morti complessivi, per tutte le cause, registrati nello stesso trimestre del 2020. Sui morti complessivi non si può barare. Si tratta di morti generali per tutte le cause che vanno a costituire un numero finale registrato, con certificazione di morte, per cui non vi è alcun dubbio sul dato generale dei morti complessivi. Quindi, in base a questo ragionamento, nel trimestre maggio-giugno-luglio 2020 avremmo dovuto avere morti in più rispetto allo stesso trimestre maggio-giugno-luglio 2021. Invece, così non è.

Il dato appena sfornato dall’ISTAT, ci rileva quanto segue: i morti complessivi per tutte le cause registrati nel trimestre maggio-giugno-luglio 2020 sono stanti 152.451; i morti per tutte le cause registrati nello stesso trimestre maggio-giugno-luglio 2021, sono stati 154.495. Abbiamo morti in più rispetto allo scorso anno, nella misura di oltre 2000. Aggiungiamo anche che non vi è evidenza, incrociando i dati relativi alle cause di morte, che siano incrementate quelle per altre patologie o per incidenti e altre cause varie. Questo dato, come già accennavamo prima, rende effimero qualsiasi tentativo di cercare di evidenziare l’efficacia di vaccini facendo riferimento alle percentuali di morti sui positivi, alle percentuali di terapie intensive sui positivi e quant’altro. Questi sulle percentuali in riferimento ai positivi, sono dati molto sfuggenti. Il dato nudo e crudo finale dei morti attribuiti alla covid-19 e, ancor più, quello finale dei morti per tutte le cause, è inequivocabile. Nel trimestre maggio-giugno-luglio 2021, quello che doveva essere il più efficace in termini di azione vaccinale (si tenga presente, infatti, che è recentissimo, degli ultimi giorni, la presa di atto che l’efficacia dei vaccini dopo 6/7 mesi si smorza e che quindi andrebbe fatta un’altra dose), ci sono stati morti in più rispetto al 2020 sia in riferimento alle morti attribuite direttamente alla covid-19, sia in riferimento alle morti per tutte le cause. E’ un dato contraddittorio, quello dei morti complessivi in più nel trimestre 2021 esaminato, al di là del gioco delle percentuali e in presenza di un virus che è stato dichiarato essere l’artefice dei morti in più nello scorso anno, se si considera che si è iniettato un vaccino efficace a oramai il 60/70% della popolazione. E non è nemmeno confortante sentir dire che i morti sarebbero tra i non vaccinati. Avere un dato morti finale direttamente attribuibili alla covid-19,  addirittura maggiore rispetto allo scorso anno, essenzialmente su 20.000.000 di italiani non vaccinati a fronte dei 60.000.000 non vaccinati dell’anno scorso, evidenzia, di per sè, da una parte una chiara incongruenza, dall’altra un forte dramma. Le conclusioni, a scala a questo punto mondiale, sarebbero imprescindibilmente due: 1- ci sono dati falsi; 2 -c’è un grave pericolo per l’umanità. Sarebbero gravi entrambe le conclusioni, ma la seconda ancora più. Se i dati morti su 20.000.000 di italiani non vaccinati sono superiori, come riscontrato sopra, ai dati morti su 60.000.000, evidentemente bisogna dedurre che la vaccinazione renderebbe il virus più killer per i non vaccinati. Il pericolo deriverebbe dal fatto che la campagna vaccinale di massa, giammai possibile sull’intera popolazione mondiale in tempi brevi, finirebbe col rendere drammaticamente più aggressivo e più mortale il virus ( o meglio, le sue varianti ) nelle persone che nel frattempo non sarebbero vaccinate. E qui non sarebbe tanto da considerare chi il vaccino non lo farebbe per scelta, ma sarebbero soprattutto da considerare quelli che il vaccino non lo farebbero per controindicazioni legate a pregresse malattie e, ancora più, quelli che nel frattempo non lo farebbero perché impossibilitati per ragioni di tempistica e spesso anche politiche-economiche. Questi ultimi sarebbero in miliardi, se si considera che a scadenza, oramai, dell’efficace della prima doppia copertura vaccinale, solo il 26% della popolazione mondiale ha ricevuto la doppia dose. Sarebbero protetti solo poco più di 2 miliardi di persone su quasi 8 miliardi. In più andrebbe considerato questo altro aspetto fondamentale: nella fattispecie non si tratterebbe di un vaccino “una tantum” piuttosto, trattandosi di un virus mutante, di un vaccino che probabilmente potrebbe essere somministrato a ogni mutazione o cosiddetta variante. Insomma, il gioco della sperequazione numerica tra vaccinati e non continuerebbe in eterno e, in eterno, continuerebbero le morti drammatiche per chi alla vaccinazione arriverebbe, per le ragioni addotte sopra, troppo tardi o non arriverebbe proprio.

Più di qualcosa non torna su tutte le decisioni prese, compresa quella di una campagna vaccinale di massa ( è impossibile farla allo stesso tempo in tutto il mondo e siccome ogni 6 mesi bisognerebbe farne una l’impossibilità si protrarrebbe in eterno). Ancora più, poi, qualcosa non torna, in considerazione del fatto che è certo, perché comprovato ufficialmente, che ci sono cure alternative, per di più con farmaci già in largo uso in tutto il mondo, efficaci a risolvere il problema. Più di qualcosa, un domani, la storia ci dovrà spiegare.

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