Partiamo da un presupposto: il Green Pass non si chiama ufficialmente Green Pass. In realtà è la Certificazione verde COVID-19, dunque non un pass ma un certificato. E questa non è una differenza di poco conto, perché in effetti si tratta di un documento che certifica qualcosa e non di un ‘lasciapassare’, come invece lo intendiamo (e lo utilizziamo) in Italia. Ma andiamo con ordine.
La prima domanda da porsi è: il Green pass può essere revocato, ad esempio in caso di positività al Covid di un soggetto vaccinato? Basta fare una semplice ricerca sul web per scoprire che “Esiste la possibilità che il Green pass sia revocato nel caso in cui una struttura pubblica, un medico di medicina generale o un pediatra di libera scelta comunicassero la positività al Covid-19 di una persona vaccinata o guarita dal virus“. O almeno così dovrebbe essere.
Già, perché in effetti non è così e a spiegarlo attraverso un video su Youtube è il docente Matteo Flora, insieme all’avvocato Carlo Piana e al professore di cybersicurezza al politecnico di Milano, Stefano Zanero. Il Ministero della Salute ha previsto, o almeno così ha comunicato ufficialmente, la revoca del Green Pass attraverso l’app “VerificaC19”, ovvero lo strumento che gestisce proprio i certificati verdi, ma in realtà non esiste alcun meccanismo che permetta di revocare il certificato. E’ un problema? Certo, perché se una persona vaccinata e positiva al virus decide di andarsene tranquillamente in giro senza alcuna restrizione, può farlo senza problemi, carta verde alla mano, nonostante sia potenzialmente contagiosa. E a quel punto diventerebbe però tutto inutile: limitare l’accesso ai locali pubblici alle sole persone dotate di certificazione significherebbe rischiare di avere positivi al Covid in luoghi chiusi e senza limiti di sorta.
Lo scopo iniziale del Digital Green Certificate europeo era quello di ridurre al minimo il rischio di abusi nella gestione dei dati e in quest’ottica la creazione di un’eventuale “lista degli infetti” al Covid andrebbe a ledere la privacy dei cittadini, già vilipesi da mesi di restrizioni. Ma la verità è che quello che noi chiamiamo Green Pass nasce come documento che attesta l’avvenuta vaccinazione, il risultato negativo di un tampone o la guarigione da Covid-19, dunque non è un pass ma un certificato, come dice il nome stesso, e di conseguenza non avrebbe senso revocarlo prima dei suoi naturali nove mesi di durata.
La verità, dunque, è che il certificato non prevede alcuna sospensione, nemmeno in caso di positività di un vaccinato, perché non sarebbe mai dovuto diventare un lasciapassare, cosa che invece è successa.