Cambiano i criteri medico-legali per definire le cause della morte dei pazienti e il Veneto fa da apripista: il numero dei deceduti per Covid potrebbe crollare

Già a settembre 2020 alcuni ricercatori avevano scoperto che nel 30% dei casi in cui il Covid veniva indicato come causa del decesso, la morte era dovuta ad altro
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La dottoressa Maria Luisa Iannuzzo, medico chirurgo specialista in Medicina Legale, ha comunicato la buona notizia con un editoriale sulle pagine de Il Fatto Quotidiano: “dopo 17 mesi da inizio pandemia sembra si possa iniziare ad applicare la criteriologia medico legale per provare a definire in modo più appropriato le cause di morte in pazienti positivi a Sars-Cov-2“, spiega il medico. Per far comprendere come concretamente questo possa influire sui numeri della pandemia che ogni giorno entrano nelle nostre case e influenzano la nostra idea del contagio e dell’attuale situazione italiana e mondiale, Iannuzzo spiega come fino al 26 luglio 2021 il bollettino quotidiano Covid della Regione Veneto, la prima a decidere di applicare questi nuovi criteri, inserisse tutti i decessi di pazienti positivi a Sars-Cov-2 in un’unica colonna. Dal 27 luglio 2021 tutto questo è cambiato: nel medesimo bollettino sono state graficamente distinte situazioni differenti, che la dottoressa schematizza in questo modo:

  • decesso causato da malattia Covid in paziente positivo a Sars-Cov-2 (Sars-Cov-2 quale causa di per sé sufficiente a determinare l’evento): paziente in condizione di benessere, si contagia e muore a causa della sfavorevole evoluzione della malattia Covid (colonna di mezzo tra le verdi);
  • decesso per causa diversa da malattia Covid in paziente positivo a Sars-Cov-2 nel quale la positività non ha effetto significativo sull’evento morte (derivato da una causa esterna sopravvenuta di per sé sufficiente a determinarlo): paziente positivo a Sars-Cov-2 che, a causa di un grave politraumatismo, decede (prima colonna a destra tra le verdi che viene rinominata da “guariti” a “guariti e deceduti non Covid”).

Come precisa la stessa Iannuzzo, però, tra queste due condizioni vi sono diverse altre variabili e numerosi casi non indagati da un punto di vista medico legale. Un’indagine che la dottoressa giudica indispensabile in un’ottica di emergenza sanitaria, la quale necessità di informazioni e punti fermi quanto più precisi possibile. La Regione Veneto, in questo senso, ha aperto la strada a questa indagine, sebbene non siano ancora chiari i termini.

Ciò che è certo è che “la Circolare del Ministero della Salute 0015280 del 02.05.2020 sconsiglia l’esecuzione di autopsie o riscontri diagnostici nei casi conclamati di Covid-19, demandando la valutazione della necessità o meno di procedere all’Autorità Giudiziaria e stabilendo protocolli e linee guida che, di fatto, hanno reso impossibile l’effettuazione della suddetta attività. Ne consegue che la diagnosi differenziale tra decesso in paziente positivo a Sars-Cov-2 da malattia Covid (per Covid quindi) e decesso in paziente positivo a Sars-Cov-2 da altra causa (con Covid quindi) deve essere fatta sugli atti, utilizzando la documentazione sanitaria in possesso e compilando la scheda Istat nel modo più corretto possibile“, spiega la dottoressa Iannuzzo.

E da questo punto di vista le linee guida dell’Oms indicano che, nel caso in cui il Covid-19 non sia la causa determinante del decesso, la morte non deve essere indicata come tale. Ovviamente, si potrebbe dire. Su questa problematica, già a settembre 2020, i medici ricercatori Daniel Howdon, Jason Oke e Carl Heneghan, avevano provato a fare chiarezza. Analizzando i report settimanali di Public Health England (PHE) sulla mortalità in eccesso, e prendendo minuziosamente in esame le schede di morte, si tre esperti hanno potuto dichiarare che nel 30% dei casi in cui Sars-Cov-2 compariva nelle schede come causa del decesso, la morte era dovuta ad altra causa.

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