Marte è uno dei grandi obiettivi dell’esplorazione spaziale, con il miliardario Elon Musk, CEO di SpaceX, che intende costruirvi anche una colonia umana. Ma come dovrebbe essere un viaggio verso il Pianeta Rosso per garantire la sicurezza degli astronauti?
Gli scienziati del Skolkovo Institute of Science and Technology di Mosca, German Research Centre for Geosciences a Potsdam, dell’Universita’ della California a Los Angeles (UCLA) e del Massachusetts Institute of Technology (MIT) hanno pubblicato un articolo sulla rivista Space Weather per descrivere i risultati delle loro riflessioni sui presupposti del viaggio verso Marte. “Il nostro lavoro – spiega Yuri Shprits dell’UCLA – mostra che le missioni umane dirette verso il Pianeta Rosso sono praticabili, purche’ si rispettino determinate condizioni”.
Secondo gli esperti, gli esseri umani potrebbero essere in grado di viaggiare in sicurezza da e verso il Pianeta Rosso, ma il veicolo spaziale deve garantire una protezione adeguata dalle radiazioni e il viaggio totale di andata e ritorno non deve superare un arco di quattro anni.
Gli esperti hanno combinato modelli geofisici di radiazione di particelle per un ciclo solare con le simulazioni del modo in cui le radiazioni possono influenzare un equipaggio umano. Stando all’analisi degli autori, il momento migliore per partire dalla Terra sarebbe il massimo solare, quando l’attivita’ solare e’ nel suo apice. I calcoli, riportano gli studiosi, mostrano che in questo frangente sarebbe possibile proteggere una navicella spaziale diretta sul Pianeta Rosso dalle particelle energetiche del sole, perche’ durante il massimo solare le particelle piu’ pericolose vengono deviate dall’attivita’ solare potenziata.
Mediamente, per raggiungere Marte sono necessari nove mesi, per cui e’ plausibile ipotizzare che una missione umana possa raggiungere il nostro vicino cosmico e tornare sulla Terra in meno di due anni. Una capsula rivestita con materiali sufficientemente spessi potrebbe proteggere gli astronauti, ma una schermatura eccessiva potrebbe invece aumentare la quantita’ di radiazioni secondarie a cui l’equipaggio sarebbe esposto, per questo, concludono i ricercatori, sara’ necessario valutare attentamente le radiazioni e l’intensita’ delle particelle energetiche solari.