“Crediamo che i dati fino ad oggi non indichino la necessità” della terza dose di vaccino anti-Covid. E’ quanto precisato nel corso di in conferenza stampa da Soumya Swaminathan, Chief Scientist dell’Organizzazione mondiale della sanità, che ha rilasciato dichiarazioni fondamentali nel contesto dibattito internazionale sui vaccini. Da tempo l’Oms indica che non si dovrebbe puntare su una terza dose, ma a coprire equamente le popolazioni di tutti i Paesi del pianeta, soprattutto quelli a medio e basso reddito che sono in ritardo rispetto agli altri sui tassi di copertura vaccinale.

E ieri il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus ha voluto riaffermare il concetto, nel corso del consueto press briefing a Ginevra, quasi nello stesso momento in cui gli Usa annunciavano il 20 settembre come data di partenza delle terze dosi. “Solo 10 Paesi hanno somministrato il 75% di tutta la fornitura di vaccini e i Paesi a basso reddito hanno vaccinato appena il 2% della loro popolazione – ha precisato Ghebreyesus -. Ho chiesto una moratoria temporanea sui richiami per aiutare a spostare l’offerta verso quei Paesi che non sono stati nemmeno in grado di vaccinare i loro operatori sanitari e le comunità a rischio e che ora stanno vivendo picchi importanti” di Covid.
“L’ingiustizia dei vaccini è una vergogna per tutta l’umanità e se non la affrontiamo insieme prolungheremo la fase acuta di questa pandemia per anni, quando potrebbe finire nel giro di pochi mesi. Quando i ministri della Salute del G20 si incontreranno il 5 e 6 settembre a Roma, li inviterò a considerare la fragilità di questo momento storico e a prendere un chiaro impegno alla solidarietà“.
“C’è abbastanza vaccino in tutto il mondo, ma non sta andando nei posti giusti nell’ordine giusto per salvare più vite possibile e prevenire più malattie gravi possibile“, ha aggiunto l’esperto Oms Bruce Aylward. La variante Delta del virus Sars-CoV-2, ha incalzato l’epidemiologa Maria Van Kerkhove, esperta a capo del gruppo tecnico Oms per il coronavirus, “sta circolando veramente nelle aree con bassi livelli di copertura vaccinale e in un contesto di utilizzo limitato e inconsistente di misure sociali e di sanità pubblica”.