Stelle cadenti, lo spettacolo vero e proprio delle Perseidi inizia stasera: quando e dove vedere la pioggia di meteore

Notte in compagnia delle stelle cadenti d'agosto, le Perseidi: ecco come e quando ammirare la suggestiva pioggia di meteore
MeteoWeb

Nonostante sia sempre grande l’attesa delle stelle cadenti nella notte del 10 agosto, le “Lacrime di San Lorenzo“, in realtà il picco vero e proprio delle Perseidi si raggiunge nelle notti tra l’11 e 13 agosto.
Quest’anno lo sciame potrà essere ammirato in tutto il suo splendore, dato che il disturbo del chiarore Luna sarà minimo (anche se in fase crescente, tramonterà poco dopo le 22:30).
Sebbene la “pioggia” sia già attiva, il picco è previsto dalla serata del 12 agosto, dal tramonto fino alle prime luci dell’alba del 13, quando il radiante sarà alto nel cielo, oltre i 60 gradi.

Per ammirare le stelle cadenti basterà puntare lo sguardo e/o gli strumenti di osservazione verso l’area a nordest del cielo, in direzione della costellazione di Perseo, tra Andromeda e Cassiopea (in alto) e il pentagono dell’Auriga (in basso).

Il posto migliore per vedere le Perseidi è da un sito buio, lontano dalle luci della città, con una chiara visuale del cielo sopra la testa. Non sono necessari telescopi o binocoli ad alta risoluzione, dato che l’occhio nudo è l’arma migliore per ammirare questo spettacolo del cielo.  Si sa, la pazienza è la virtù dei forti, per cui, raggiunto il luogo prescelto, fissate il cielo fiduciosi, staccando la spina e concedendovi un paio d’ore di sano relax.

Le Perseidi appaiono bianche o giallastre e sono famose per la presenza di molte meteore luminose e frammentate con formazioni fini e di lunga durata. La pioggia deriva dai residui della cometa SwiftTuttle, che orbita intorno al Sole, in media, circa ogni 130 anni.
Ogni volta che la cometa passa vicino al Sole, come nel 1992, rilascia una scia di minuscole particelle lungo la sua orbita. La Terra passa vicino all’orbita della cometa a metà agosto e interagisce con questi minuscoli frammenti di materiale cometario, che penetrano nella nostra atmosfera a circa 60 km/s.
Nonostante la maggior parte di questi residui non sia più grande di granelli di sabbia, l’attrito rilascia l’energia cinetica delle particelle sotto forma di lampi di luce di breve durata. L’energia rilasciata per grammo del peso del meteoroide supera di gran lunga l’efficienza energetica dei più potenti esplosivi prodotti dall’uomo.
Una particella un po’ più grande – delle dimensioni di un sassolino – può creare l’effetto di una “stella cadente” brillante come Giove o persino Venere, mentre un meteoroide delle dimensioni di una biglia può trasformarsi in una palla di fuoco abbagliante e sfrecciare attraverso i cieli con uno splendore che si avvicina a quello di una Luna piena. Se esplode, come a volte accade agli oggetti molto freddi che vengono improvvisamente riscaldati a oltre 540°C nell’arco di un battito cardiaco, diventa un bolide.
Oggetti così straordinariamente luminosi sono certamente pochi e rari, ma è sufficiente vederne uno per rendere speciale un’intera notte di osservazione del cielo.

Perché le Perseidi vengono chiamate “Lacrime di San Lorenzo”?

 

Le Perseidi vengono comunemente indicate come “Lacrime di San Lorenzo” perché nel XIX secolo il massimo della loro frequenza avveniva il 10 agosto, giorno in cui viene ricordato il santo, ma ai giorni nostri il massimo si è spostato in avanti di circa due giorni.

Le Perseidi, residui della disintegrazione della cometa Swift-Tuttle (che passa vicino al Sole ogni 133 anni, l’ultimo passaggio al perielio è avvenuto nel 1992 e per il prossimo occorrerà aspettare sino al 2126), danno luogo a scie luminose estremamente caratteristiche. A stabilire una connessione tra la cometa e le stelle cadenti d’agosto fu proprio un astronomo italiano: Giovanni Virgilio Schiaparelli, nel 1866. Il nome dello sciame è determinato dalla posizione del radiante, il punto sulla volta celeste dal quale sembrano provenire le meteore, in questo caso nella costellazione del Perseo. Tuttavia, le meteore appaiono in tutto il cielo: ripercorrendo idealmente all’indietro le scie delle Perseidi, esse convergerebbero proprio nel radiante, la cui posizione è moderatamente variabile nel corso dei giorni. Pur nella ricorrenza del fenomeno, non tutte le “annate” sono uguali, infatti il numero di meteore effettivamente visibili, rimanendo comunque sempre interessante, conosce sensibili fluttuazioni: le piogge più intense sono quelle prossime al ritorno della cometa, che rifornisce la propria traiettoria di polvere “fresca”. Inoltre, può accadere che nel periodo di massima attività delle Perseidi sia presente la Luna, magari prossima alla fase piena, con un pesante effetto negativo sulla visibilità delle meteore.

Si tratta di piccole particelle di un millimetro che vengono perdute dalla cometa Swift-Tuttle, che ogni 133 anni compie un giro intorno al Sole“, ha spiegato Luciano Anselmo, ricercatore CNR. “Queste particelle – continua l’esperto – a causa di eventi particolarmente violenti, di espulsione di materiale nel corso del tempo, formano una nube lungo l’orbita della cometa Swift-Tuttle. E quando la Terra, durante il suo corso intorno al Sole, si trova a passare attraverso questa nube, in periodi ben specifici di ogni anno, allora le particelle entrano in contatto a grande velocità (quasi 60 chilometri al secondo) con la nostra atmosfera e prendono fuoco (succede ad altezza superiori agli 80 chilometri nell’alta atmosfera) formando così una scia luminosa visibile ad occhio nudo“.

Segno di dolore, tradizione di speranza

Secondo una credenza ancora molto diffusa si ritiene che un desiderio espresso nel momento in cui si vede nel cielo una stella cadente possa essere esaudito nel più breve tempo possibile. Le Perseidi danno vita ad uno spettacolo in grado di far rivolgere a tutti, grandi e piccoli lo sguardo al cielo. La tradizione vuole che le meteore altro non siano che lacrime versate da San Lorenzo durante il suo supplizio. Le gocce di dolore, che oramai vagano eternamente nei cieli, scendono sulla terra nel giorno in cui il santo morì, creando un’atmosfera così magica e carica di speranza, da regalar fortuna a chi le vede. Un’altra storia racconta che queste stelle cadenti sono invece i fuochi su cui arse vivo il santo. Anche se da tempo la storiografia ricorda che San Lorenzo non morì bruciato ma decapitato, la tradizione popolare non rinuncia a questa sua convinzione, e ne tramanda la leggenda: “San Lorenzo dei martiri innocenti – canta una filastrocca veneta – casca dal ciel carboni ardenti“. Nel resto del mondo occidentale la lettura del fenomeno, pur essendo meno mistica, non manca certo di fascino e romanticismo.

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