Bambini e lockdown un anno dopo: dalla resilienza alla resistenza

La nuova indagine mostra una situazione di difficoltà costante, se non in aumento, sia da parte dei bambini sia dei genitori
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Possesso e uso di device digitali sempre in aumento e in età più precoce, con conseguente pervasività di questi strumenti nella vita dei bambini in età scolare. Questo i dati di rilievo riscontrati dalla seconda edizione dalla ricerca di Milano-Bicocca, dopo la prima svoltasi a maggio 2020.

Entrambe le edizioni dell’indagine “Bambini e lockdown, la parola ai genitori” sono state condotte dalla Società Italiana delle Cure Primarie Pediatriche (SICuPP Lombardia – Marina Picca, Presidente e coordinatrice scientifica del progetto per i pediatri) con la collaborazione di un gruppo di ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca (Paolo Ferri e Chiara Bove docenti del Dipartimento di Scienze umane per la formazione) e della spin off dell’Università di Milano-Bicocca “Bambini Bicocca” (Susanna Mantovani, coordinatrice scientifica).

I ricercatori hanno riproposto a maggio 2021 alle oltre 3.000 famiglie interessate dalla prima indagine, i due questionari online parzialmente differenziati a seconda delle età – bambini di età compresa tra 1-5 anni e bambini dai 6 ai 10 anni – allo scopo di conoscere l’evoluzione del vissuto dei genitori e dei bambini nei mesi successivi al primo lockdown (da settembre 2020 a maggio 2021).

Quasi la totalità (93 per cento) dei rispondenti sono madri con un titolo di studio medio alto con bambini di queste fasce d’età residenti a Milano città e in tutte le province della Lombardia, la regione più colpita dalla pandemia Covid-19.

Alimentazione e sonno afferma Marina Picca, Presidente SICuPP Lombardia- continuano a essere messi a dura prova. Rispetto ai dati del 2020 abbiamo osservato un miglioramento, ma persistono elementi di preoccupazione. Un dato nuovo non indagato nella ricerca del 2020 è la presenza di malessere fisico nei bambini soprattutto in età scolare. La persistenza di alcuni comportamenti che testimoniano malessere della salute mentale e fisica destano preoccupazione e impongono la necessità di investire maggiormente nel sostenere i bambini, i genitori e le famiglie“.

Bambini da 1 a 5 anni

I genitori hanno registrato in questi mesi una diminuzione dell’irritabilità e dei capricci (63 per cento contro l’81 del 2020), anche se un quarto degli intervistati denuncia un sentimento di tristezza/malinconia nei figli.

Alimentazione e sonno mostrano ancora le decise alterazioni riscontrate l’anno passato: restano sia il dato della riduzione di appetito (oltre il 37 per cento) spesso accompagnata da un aumento del consumo di snack (44 per cento) sia la difficoltà nell’addormentarsi (38,6 per cento) con aumento della frequenza dei risvegli notturni (oltre il 56 per cento).

Sul fronte delle relazioni, ai bambini in età prescolare è pesato molto non giocare con altri bambini (il 60 per cento) e non poter uscire liberamente (circa il 30 per cento).

Bambini da 6 a 10 anni

Un dato nuovo, non indagato nella prima edizione dell’indagine, è la presenza o meno di disturbi di “malessere” fisico nei bambini: ne hanno sofferto circa il 40% dei bambini della scuola primaria (in particolare cefalea, mal di pancia, stanchezza, disturbi agli occhi).

E in famiglia? Soprattutto per l’età della scuola primaria (6-11) è stato osservato un peggioramento del rapporto adulti-bambini (dall’11.4% del 2020 al 21.6% del 2021), dato in controtendenza con la prima rilevazione del 2020. Un dato che testimonia la stanchezza emotiva del sistema-famiglia.

Il digitale si è dimostrato un aspetto sempre più rilevante nella vita dei bambini: il 58, 4 per cento dei bambini 6-10 anni possiede un device personale, percentuale in netto aumento rispetto al primo lockdown (23,5 per cento).

Anche l’età si abbassa: avevano un cellulare il 9,2 per cento dei bambini dagli 1 ai 5 anni, ora lo possiede il 14,5 per cento.

Ne è diretta conseguenza un forte aumento di utilizzo anche fuori dall’uso didattico, in particolare per i bambini 6-10 anni (il 52,5 per cento).

A questo proposito, sottolineano i ricercatori, non pare nemmeno riscontrarsi l’effetto “stanchezza da digitale”, anzi è forse ipotizzabile una sorta di assuefazione all’utilizzo dello strumento digitale, che non viene più percepito come un qualcosa di “speciale” e occasionale ma diviene l’interfaccia con cui si fa esperienza della vita, dall’apprendimento allo svago.

Il digitale, con la pandemia – afferma Paolo Ferriè divenuto un elemento sempre più presente nella vita dei bambini. Le famiglie lo percepiscono come un elemento “naturale” del loro mondo. Non si può tornare indietro o imporre divieti. Si tratta, invece, di formare i genitori, gli insegnanti e i bambini ad un uso consapevole, critico e creativo dello smartphone. Va, infatti, evitato che lo smartphone si trasformi in una “baby sitter” o peggio in un “dispenser” di stili di vita standardizzati e di prodotti commerciali! Un compito sfidante e complesso per i genitori e per tutti coloro che si occupano professionalmente di bambini“.

Il rapporto famiglia-Scuola, infine, come sottolineano i genitori nella quasi totalità, ha ben tenuto: lo dimostra, ad esempio, la percentuale dei bambini di entrambe le fasce d’età che hanno reagito alla nuova chiusura scolastica dell’aprile 2021 con tristezza nel 50% dei più piccoli e 65% dei più grandi.

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