Boom di adesioni dei docenti universitari contro il Green Pass: Barbero e altri mille hanno firmato contro il lasciapassare verde

"L’adesione è stata ampissima e inaspettata e ha squarciato un muro di silenzio e paura che da mesi imperversa nel dibattito politico e scientifico italiano, troppo spesso inquinato da posizioni ideologiche e polarizzanti"
MeteoWeb

L’appello dei docenti universitari contro il “green pass” raggiunge le 1.000 firme. Era stato lanciato il 3 settembre scorso per dire no alla discriminazione derivante dalla tessera verde. A distanza di sole tre settimane, oggi l’appello conta mille sottoscrizioni, che continuano a ritmo frenetico.

Tra i nomi illustri dei firmatari spicca quello di Alessandro Barbero, storico e divulgatore. Ma la platea è ampia e variegata: si schierano filosofi, linguisti, matematici, fisici, chimici, medici, giuristi, musicologi e altri esponenti del complesso quadro dell’Universitas italiana.
Con l’appello – sostengono i promotori – abbiamo voluto lanciare un chiaro segnale al governo e all’opinione pubblica: basta divisioni, basta dibattito inquinato. Si torni a norme sensate e a guardare all’estero, dove in nessun altro paese democratico per studiare e lavorare si deve presentare un pass sanitario i cui limiti sono evidenti a tutti. Esso comporta rischi e discriminazioni intollerabili e gravissime, che già molti dei nostri studenti, colleghi e personale tecnico stanno vivendo sulla propria pelle”.

Non è questione di vaccino o non vaccino, dichiarano gli organizzatori. “Le misure che oggi colpiscono chi ha deciso in piena libertà e coscienza di non vaccinarsi, ma domani colpiranno chi – come molti tra noi – ha già completato il ciclo vaccinale. Occorre subito cancellare il “green pass”: ne va della nostra libertà presente e futura“.

L’adesione è stata ampissima e inaspettata – ribadisce il Comitato organizzatore – e ha squarciato un muro di silenzio e paura che da mesi imperversa nel dibattito politico e scientifico italiano, troppo spesso inquinato da posizioni ideologiche e polarizzanti. È un atto di coraggio che impone – ben al di là delle minacce di ritorsione e delle censure che abbiamo vissuto nel nostro ambito e da parte di “grandi” giornali – un cambio di rotta nel confronto pubblico”.

In questi venti giorni abbiamo ricevuto accuse spesso ridicole, basate sull’incapacità di molti osservatori di leggere ciò che abbiamo chiaramente scritto nell’appello. Ci hanno dato degli “evasori vaccinali” quando molti di noi sono vaccinati. Ci hanno detto che filosofi e giuristi non possono occuparsi di questioni sanitarie, mentre tra i firmatari figurano medici e scienziati di livello. Ci hanno detto che docenti del conservatorio – eccellenza della cultura italiana – non possono affrontare simili questioni, anche se subiscono sulla propria pelle ogni giorno le assurde imposizioni del greenpass”.

Ci dispiace per i detrattori dell’iniziativa, forse troppo attenti ad esaltare il governo. Il tentativo di squalificarci con offese personali ridicole e il rifiuto di un confronto serio e argomentato hanno favorito il successo dell’iniziativa, dando coraggio a molti colleghi. Perché non si può mettere a tacere una protesta di tale portata, che non ha precedenti nella storia italiana e che rappresenta un unicum anche nel panorama mondiale: in nessun altro paese si è assistito a una simile levata di scudi da parte del mondo accademico, perché in nessun altro paese democratico vigono simili limitazioni allo studio, alla ricerca e al lavoro. La scienza è dibattito e l’università è, per definizione, luogo di confronto e dialogo. Un’università che chiude le porte ad alcuni o impone misure discriminatorie, non è più l’università pubblica e libera che è stata per secoli”.

Il greenpass è una misura iniqua e pericolosa non solo per il nostro mondo, ma per ogni altro settore. È per questo che, seguendo i più virtuosi casi europei e mondiali, va abolito e riportato il dibattito sui giusti binari della scienza e del dialogo e non delle imposizioni dogmatiche e insensate. L’appello darà vita a iniziative che si svolgeranno in tutta Italia, d’intesa con gli studenti e con il personale, con il mondo scolastico e le altri parti dei settori lavorativi colpiti”.

Condividi