Un gruppo di cento avvocati napoletani hanno chiesto al premier Mario Draghi di ritirare il decreto con il quale si impone il Green pass: “E’ incostituzionale”. Secondo i legali il decreto violerebbe alcuni principi della Costituzione, come la dignità del lavoro e dei lavoratori prevista dall’articolo 1, i doveri di solidarietà politica sanciti dall’articolo 2; l’obbligo della Repubblica di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitino la libertà e l’uguaglianza tra i cittadini al quale fa riferimento l’articolo 3; il riconoscimento del diritto al lavoro sancito dall’articolo 4; la riserva di legge per i trattamenti sanitari obbligatori, “in ogni caso limitati dal divieto di violazione del rispetto della persona umana“, prevista dall’articolo 32.
Gli avvocati in questione appartengono prevalentemente al foro di Napoli e chiedono che venga ritirata la norma che dal 15 ottobre obbligherà tutti i lavoratori, pubblici e privati, a possedere il Green pass, certificazione che può ottenersi o con la vaccinazione o con il tampone, pena la sospensione dal lavoro e dallo stipendio.
La materia deve essere “disciplinata con criteri che garantiscano la libertà individuale nella scelta terapeutica senza sacrificio dei diritti fondamentali oggi illegittimamente compressi e compromessi”, spiegano gli avvocati.
“I firmatari del presente appello – si legge nel documento – non possono esimersi dal denunciare la criticità del provvedimento. Esso, oltre a difettare dei requisiti di necessità ed urgenza, addirittura con una previsione differita, lede i diritti del singolo e della collettività, ponendosi in contrasto con principi costituzionali fondanti l’impianto normativo nazionale, letto anche alla luce delle norme sovranazionali recepite”.
Un sistema giuridico che si fondi su tali valori, sostengono gli avvocati citati dal Corriere del Mezzogiorno, “non può non espellere come corpo estraneo un provvedimento che, nei fatti, si pone in antitesi coi principi fondamentali richiamati e che ha lo scopo dichiarato di obbligare i cittadini e nello specifico i lavoratori a sottoporsi ad un trattamento sanitario, pena un danno economico o la perdita dello stipendio o del lavoro”.
E non solo. Anche le norme europee sarebbero in stridente antitesi con l’obbligo di certificato verde per i lavoratori che Draghi e la maggioranza che lo sostiene hanno previsto a partire da metà ottobre. “Il regolamento Ue 953/2021 – ricordano gli avvocati citando l’articolo 36 – pone l’obbligo di non discriminare, tanto direttamente quanto indirettamente, chiunque abbia scelto di non vaccinarsi“.
Il decreto legge, in spregio di tale regolamento, “da un lato introduce un surrettizio obbligo vaccinale senza che una legge lo disponga, dall’altro individua due categorie di cittadini evidentemente con trattamento disuguale”.
“Esso – proseguono – incide sull’economia dei singoli e delle famiglie creando un doppio binario in termini di libertà della scelta terapeutica. Potranno continuare a scegliere di non vaccinarsi solo coloro i quali potranno permetterselo perché in condizione economica vantaggiosa. Il concetto di libertà non può essere declinato in termini economici. La libertà è o non è. Non si compra con una reviviscenza di antichi istituti romanistici nei quali lo schiavo poteva acquistare la propria emancipazione”. Aggrava i timori di chi ha firmato l’appello la circostanza che il decreto legge pone in capo ai datori di lavoro “poteri enormi di controllo e ricatto non previsti da alcuna fonte normativa e da alcun contratto collettivo nazionale. Ciò si aggiunge all’abominio del mancato ristoro da parte dell’Inps della malattia allorquando sia causata dal Covid”.