Un gruppo di scienziati vuole utilizzare la tecnologia di editing genetico per “resuscitare” i mammut lanosi, popolando la Siberia con numerosi esemplari: la start-up di nome Colossal ha annunciato di avere ottenuto finanziamenti che consentirebbero di realizzare questo obiettivo.
“Questa è una pietra miliare per noi“, ha dichiarato George Church, genetista ad Harvard e al Massachusetts Institute of Technology (MIT), in un’intervista a Carl Zimmer per il New York Times.
Colossal ha compiuto molti dei primi passi necessari per “resuscitare” la creatura utilizzando una tecnologia di modifica genetica chiamata CRISPR. Poiché i mammut lanosi e gli elefanti asiatici condividevano un antenato comune circa 6 milioni di anni fa, Church era ottimista sul fatto di poter riscrivere il DNA degli elefanti per produrre qualcosa che assomigliasse e si comportasse come un mammut usando CRISPR, che funge da strumento copia e incolla per il codice genetico.
“Il nostro obiettivo è creare un elefante resistente al freddo, ma sembrerà e si comporterà come un mammut“, ha dichiarato Church a Ian Sample del Guardian. “Non stiamo cercando di ingannare qualcuno, vogliamo qualcosa che sia funzionalmente equivalente al mammut, che trascorra il suo tempo a -40°C“.
Gli scienziati hanno confrontato i genomi ricavati da frammenti sopravvissuti di DNA di mammut lanoso con quelli dei moderni elefanti e hanno individuato le maggiori differenze. Modificando alcuni geni per produrre peli più densi o uno strato di grasso più spesso, il team spera di creare un animale con caratteristiche simili a quelle dei mammut. Church e i suoi colleghi sono ottimisti sul fatto che riusciranno a produrre un ibrido elefante-mammut entro i prossimi anni e sperano di avere un mammut lanoso completo entro il decennio.
Anche se Colossal riuscisse a portare a termine l’impresa, il revival in stile Jurassic Park crea dubbi e preoccupazione nella comunità scientifica: ci sono numerosi dilemmi etici che circondano la resurrezione di animali estinti, specialmente se si considera che gli scienziati non sanno molto della loro biologia e del loro comportamento.
Secondo Carlo Alberto Redi, biologo e genetista dell’università di Pavia, non sono l’idea è impossibile da realizzare, ma nel caso si riuscisse sorgerebbero diverse questioni etiche: “È un esercizio di grande interesse, molto importante per la conoscenza di alcune caratteristiche di espressione del genoma, ma pensare di ottenere un simile mammut è fuori dal buon giudizio di qualsiasi biologo assennato, punto,” ha dichiarato in un’intervista a Repubblica.
“Il problema ora è farlo,” ha proseguito l’esperto. “Non si tratta dell’intero mammut, com’era l’idea originale, ma di modificare il genoma di qualche altro grande animale – l’elefante probabilmente – per avvicinarsi alle caratteristiche del mammut“.
“Il problema è: una volta sviluppato, nelle primissime fasi in vitro, è necessario riportarlo in una pseudo madre, perché non esistono uteri artificiali ad oggi. Allora quale pseudo madre può essere impiegata? L’elefantessa. Ci sono problemi che non sta a me spiegare, ma per quella che è l’anatomia e la fisiologia delle vie genitali femminili dell’elefante, di fatto è impraticabile“.
Infine, ha concluso il genetista, ci sono “problemi etici: dove lo metti, che cosa ne fai, quanti ne fai? Questo è un problema su cui tutti devono interrogarsi e dare una risposta“.