Massacro di delfini alle isole Far Oer: uccisi migliaia di esemplari nell’annuale caccia – FOTO

Quasi 1.500 delfini sono stati uccisi questa settimana alle isole Far Oer nell'ambito della caccia chiamata Grindadrap: è l’unico esempio ancora praticato nell’Europa occidentale
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Quasi 1.500 delfini sono stati uccisi questa settimana alle isole Far Oer, generando un’ondata di rabbia da parte dei gruppi per i diritti animali. Le immagini postate sui social network mostrano centinaia di delfini uccisi che giacevano sulla spiaggia, con altri si dimenavano nelle acque poco profonde mentre degli uomini cercavano di tenerli. In mare, si vedono barche a formare una barriera per evitare che i delfini, una volta guidati verso la costa, scappassero via.

In questa caccia, chiamata Grindadrap, gli animali vengono sgozzati con coltelli o uccisi con arpioni. Ogni anno, le acque del mare si colorano del rosso del sangue degli animali uccisi. Questo massacro è una tradizione nell’arcipelago delle Far Oer dal IX secolo e gli abitanti considerano la carne di delfino e balena come un’importante parte della loro alimentazione e cultura. Le Far Oer, che fanno parte del Regno di Danimarca, sono un arcipelago situato a nord-ovest della Scozia. La carne e il grasso degli animali sono utilizzati come cibo; questo risale ai tempi in cui i residenti locali dovevano fare affidamento sulla carne di delfino e balena per sopravvivere. È considerato un esempio di caccia alle balene indigena ed è l’unico esempio ancora praticato nell’Europa occidentale.

La pratica annuale è oggetto di pesanti critiche, in quanto considerata barbara. Quello del 2021 è il bilancio più alto mai registrato per la tradizionale caccia, che solitamente porta all’uccisione di circa 1.000 delfini all’anno. E gli attivisti si scagliano contro la pratica. “Questa uccisione è totalmente di un’altra portata: è incredibilmente senza precedenti. Non c’è bisogno della carne alle Far Oer oggigiorno e non dovrebbe avvenire, figuriamoci in questi numeri.  Al giorno d’oggi è poco più che uno sport, che usa la tradizione come giustificazione, ed ecco perché ci battiamo contro questo”, afferma Rob Read, capo di un’associazione che combatte il Grindadrap.

Pratiche simili sono conosciute in Perù, Giappone e Isole Salomone.

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