Stop al pesce fresco a tavola per l’avvio del fermo pesca dal 6 settembre che porta al blocco per 30 giorni consecutivi delle attività della flotta italiana dallo Ionio al Tirreno, nel tratto di costa che va da Brindisi a Napoli fino a Gaeta andando ad aggiungersi al divieto già attivo nel tratto da San Benedetto del Tronto a Termoli, dove si tornerà a mare il 14 settembre: lo rende noto Coldiretti Impresapesca nel sottolineare che è ripresa invece la pesca nel tratto dell’Adriatico da Trieste ad Ancona, così come a Manfredonia a Bari dove i pescherecci hanno iniziato l’attività alla mezzanotte dello scorso 29 agosto. Come nel 2020 in aggiunta ai periodi di fermo fissati i pescherecci dovranno effettuare ulteriori giorni di blocco che vanno da 7 a 17 giorni a seconda della zona di pesca e del tipo di risorsa pescata. Il fermo interessa le coste della Puglia, della Calabria, della Basilicata, della Campania e del Lazio. Il fermo, sostiene Coldiretti, cade quest’anno in un momento difficile poiché il blocco dell’attività va a sommarsi all’aumento drastico della riduzione delle giornate di pesca imposta dalla normativa europea, per le imbarcazioni operanti a strascico. Le giornate di effettiva operatività a mare sono scese per alcuni segmenti di flotta, per i segmenti di maggiore tonnellaggio, a circa 140 all’anno, rendendo non più sostenibile l’attività di pesca considerata anche l’assenza di un efficace sistema di ammortizzatori e di valide politiche di mercato capaci di compensare le interruzioni. Senza la riduzione del periodo fisso di blocco delle attività almeno per l’areale Adriatico, l’apertura alla tutela differenziata di alcune specie e la possibilità per le imprese di scegliere i restanti giorni di stop, l’assetto del fermo pesca 2021 non risponde ancora alle esigenze delle aziende le quali si trovano ancora costrette a concentrare un attività che deve sostenere l’impresa di pesca per 365 giorni in appena 140-170. Per compensare queste drastiche riduzioni, sostiene Coldiretti, il settore avrebbe bisogno di scegliere autonomamente quando operare e quando fermarsi in base alle condizioni di mercato, alle necessità di manutenzione delle barche o alle ferie del personale. La rigidità del fermo attuale, peraltro, continua a non rispondere alle esigenze della sostenibilità delle principali specie target della pesca nazionale, tanto che lo stato delle risorse nei 35 anni di fermo pesca, per alcune specie, è progressivamente peggiorato, come anche parallelamente lo stato economico delle imprese e dei redditi dei lavoratori. L’auspicio di Coldiretti è che dal 2022 si possa partire con il nuovo Feampa con positive novità per mettere in campo un nuovo sistema che tenga realmente conto sia delle esigenze di riproduzione delle specie di maggiore bersaglio e delle esigenze economiche delle marinerie.