Archeologia subacquea: in Sicilia convegno tra relitti e mappe

Ultima giornata di studi a Giardini Naxos della XVII Rassegna Internazionale di Archeologia Subacquea
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Tra tecnologia e scienza applicata alla ricerca subacquea comincia stamani la terza e ultima giornata di studi a Giardini Naxos della XVII Rassegna Internazionale di Archeologia Subacquea. Numerosi, i contributi di università ed enti di ricerca italiani e stranieri intervenuti in modalita’ mista: in videocollegamento da remoto dall’ Australia era Jeremy Green (da Fremantle, sull’antico relitto portoghese al largo del Kenya), mentre da Oxford era David Blackman con una relazione sull’archeologia portuale; in presenza a Giardini Naxos erano Justin Leidwanger, giunto dagli Usa, a proposito del relitto di Marzamemi, dalla Francia Jean Sourisseau sul porto di Megara Hyblaea e dalla Germania Jon Albers sul porto di Selinunte.

Approdi antichi e archeologia costiera – anche in un’ottica di tutela ambientale, collegata al fenomeno dell’erosione delle coste e dei cambiamenti climatici – sono stati infatti i temi della seconda giornata di studi di ieri. Un viaggio per mare e “sottocosta”, cominciato in Sicilia sulle tracce degli antichi approdi di Naxos , di Lipari, di Camarina e di Gela. La narrazione – e documentazione – si e’ poi spostata a Cartagine, a Pyrgi e Castrum Novum in provincia di Roma , al Circeo e in Liguria con nuovi musei e itinerari subacquei. Suggestiva, la proposta di Ferdinando Maurici che, sulle orme di Al Idrisi – il geografo arabo che nel XII secolo per primo ha tracciato un profilo dei porti siciliani – ha proposto la realizzazione di un atlante storico che ne documenti l’evoluzione.

Il primo Neolitico e le tracce umane del Mesolitico a Capo Zafferano sono stati oggetto anche di un docufilm che retrodata di 3mila anni il primo viaggio in mare dell’uomo: passione antichissima, a quanto pare, dell’Homo Sapiens che un casuale ritrovamento fra le alture dell’isola di Marettimo fa risalire al Mesolitico, ossia tra 13600 e 8400 anni fa. Fra le curiosita’ di oggi, lo studio di Stefano Medas sulle tecniche di navigazione degli antichi durante le tempeste in mare, documentata dagli scritti storici di Petronio, Achille Tazio, Sinesio e persino dal racconto di San Paolo di Tarso negli Atti degli Apostoli; infine lo studio sui coralli di Isola delle Femmine e la proposta di riciclo virtuoso delle plastiche in mare per la segnaletica degli itinerari sommersi a cura di Giovanna Bucci (Universita’ di Padova).

Fuori programma l’intervento di Franco Andaloro (Stazione Zoologica Anton Dohrn) sul ruolo dell’archeoecologia e archeozoologia per mappare la biodiversita’ nei millenni. Temi della prima giornata sono stati la tutela e la valorizzazione dei siti insieme alla conservazione e comunicazione introdotti dal contributo di Barbara Davidde, dal 2021 alla guida della neonata Soprintendenza del mare nazionale, che alla platea di studiosi ha anticipato la notizia di alcuni recenti ritrovamenti in mare.

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