Diversi studi in corso hanno come oggetto un vaccino nasale da utilizzare contro il Covid, in grado di distruggere le tracce del virus che si annidano nella mucosa del naso. Sarebbe un vaccino semplice e pratico da usare (forse anche in autosomministrazione), mirato e che non richiederebbe alcuna iniezione. La base di partenza è il vaccino per l’influenza, già proposto e utilizzato negli USA. “I vaccini nasali esistono già, creati appunto per l’influenza. Quindi i concetti di base ci sono. Mi riferisco ad uno studio licenziato negli USA, però mai arrivato in Italia, che utilizzava un virus attenuato dell’influenza a somministrazione intranasale”, afferma il Professor Fausto Baldanti, responsabile del laboratorio di Virologia Molecolare del Policlinico San Matteo di Pavia, secondo quanto riportato da Repubblica.
Secondo Baldanti, “non c’è grande differenza tra vaccini anti-Covid spray e quelli iniettabili“, nel senso che “entrambi producono anticorpi IgA in grado di fare da barriera al virus”, ma la peculiarità dei primi è quella “di concentrare gli anticorpi nelle mucose delle vie aeree superiori“, ossia nel naso. “Quindi se dovessimo elencarne i benefici, oltre al fatto di essere mirati, dovremmo evidenziarne la semplicità di somministrazione, tanto da poter essere pensati per i bimbi”. Sul fronte svantaggi, il virologo spiega: “non si capisce bene se questi vaccini siano in grado di indurre anche una grande quantità di anticorpi nel sangue, che servono parecchio perché difendono da polmoniti e infezioni profonde. Inoltre non si sa se questi vaccini, inoculati attraverso uno spruzzo nelle narici, riescano a indurre una forte risposta immunitaria T cellulare, altra componente che ci serve per controllare l’infezione”.
Per Baldanti, “è giusto adattare al Covid vaccini intranasali collaudati per l’influenza“, perché in questo modo “sarebbe più facile estendere la campagna vaccinale, specie nei luoghi in cui è difficile garantire la catena del freddo di cui hanno bisogno i vaccini tradizionali”. Ma “per far questo, le nuove soluzioni spray devono poter assicurare la presenza di anticorpi IgA, IcG e la risposta T-cellulare. Bisogna verificarne nel dettaglio, non solo l’efficacia e la sicurezza, ma pure se ne valga la pena: se sono poco efficaci non ne vale la pena, se lo sono troppo si possono verificare imprevisti“. Infine, una delle preoccupazioni dei ricercatori riguardo i vaccini intranasali, è che possano scatenare malattie respiratorie.
Mentre i vaccini somministrati come iniezioni intramuscolari inducono anticorpi in circolazione nel sangue, non garantiscono gli stessi anticorpi della mucosa del naso. Le ricerche suggeriscono che chi riceve il vaccino anti-Covid per iniezione possa essere protetto contro malattie gravi da SARS-CoV-2, ma comunque possa essere infettato e diffondere il virus. Al contrario, quelli intranasali concentrano gli anticorpi nelle mucose delle vie aeree superiori, con il potenziale di bloccare la trasmissione del virus. “Pensiamo che i vaccini intranasali siano importanti perché, a differenza di quelli iniettabili disponibili, hanno il potenziale per bloccare la trasmissione del virus”, ha sottolineato Martin Moore, PhD, CEO e cofondatore di Meissa Vaccines a Redwood City, in California, che ha lanciato uno studio di fase 1 sul suo vaccino intranasale. Ma questi vaccini sono in grado di indurre una risposta immunitaria forte quanto quelli iniettati?
“Sia l’immunità della mucosa intranasale che quella sistemica sono importanti. Questo perché l’esposizione agli aerosol deposita SARS-CoV-2 sia nel tratto respiratorio superiore che in quello inferiore, quindi l’infezione può avere origine nei polmoni”, ha osservato Vincent Munster, PhD, capo della sezione di ecologia dei virus del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID) Rocky Mountain Laboratories, citando un recente studio sulla trasmissione del virus di cui è coautore. Inoltre, un’altra ricerca condotta da Munster ha suggerito che un vaccino intranasale potrebbe indurre efficacemente entrambi i tipi di immunità. Nello studio, sono state confrontate la somministrazione intranasale e quella intramuscolare di Oxford/AstraZeneca, scoprendo che entrambi hanno prodotto alti livelli di anticorpi nei criceti. Lo spray nasale ha persino suscitato livelli più elevati rispetto all’iniezione, proteggendo gli animali da malattie gravi, questo con riferimento all’ipotesi di non vaccinazione. Infine, il team di Munster ha pure spruzzato due dosi del vaccino intranasale a 4 scimmie rhesus, che hanno prodotto un livello di anticorpi simile a quello osservato nelle persone esposte al Covid.