Il sito archeologico di Pompei continua a regalare all’umanità tesori provenienti direttamente dal passato. Questa volta, a riemergere intatta in tutta la sua storica bellezza, è la stanza degli schiavi. Tre letti di corde e legno con i segni ancora evidenti delle stuoie che li ricoprivano, il vaso da notte accanto ai giacigli, mentre tutto intorno lo spazio è occupato da attrezzi di lavoro, il timone del carro attrezzi, i finimenti dei cavalli, grandi anfore accatastate. La stanza abitata dagli schiavi è riemerse dunque ancora intatta dalla villa di Civita Giuliana. “Una scoperta eccezionale“, spiega all’ANSA il direttore del Parco Gabriel Zuchtriegel. “E’ rarissimo che la storia restituisca i particolari della vita dei più umili“. Scoperte, dice il ministro Franceschini, “che fanno di Pompei un modello di studio e ricerca unico al mondo”.
A Pompei, ha riferito all’ANSA il direttore generale dei musei Massimo Osanna, non c’è solo la meraviglia delle notizie: i nuovi scavi e in particolari che stanno riportando alla luce la fastosa villa suburbana alle porte del Parco archeologico “sono eccezionali e importantissimi anche per la miniera di notizie che offrono agli studi, tanti tasselli che cambiano anche la storia“. Uno degli esempi, spiega, èproprio lo stato di conservazione strepitoso nel quale è stata ritrovata nella villa di Civita Giuliana la stanza in uso alla famiglia di schiavi: “Qui c’è la vita“, sottolinea ed è eccezionale, perché nella storia i resti materiali si riferiscono “quasi sempre alle élite, abbiamo le grandi opere d’arte, i complessi architettonici, magari proprio per una cerimonia come ci avevano fatto ipotizzare le spighe ritrovate sui sedili“. E ancora, incrociando i pochi dati rimasti dalla scavo su questa stessa villa ai primi del Novecento, “si è visto che la stanza dove abbiamo ritrovato il graffito della piccola Mummia era la stessa nella quale erano stati ritrovati una serie di piccoli gioielli femminili, a conferma che la bambina potesse davvero essere una figlia dei padroni di casa“.
Dal lavoro che sta facendo Zuchtriegel con il suo team di archeologi, incrociando i pochi dati rimasti dalla scavo su questa stessa villa ai primi del Novecento, si è visto che la stanza dove è stato “ritrovato il graffito della piccola Mummia era la stessa nella quale erano stati ritrovati una serie di piccoli gioielli femminili, a conferma che la bambina potesse davvero essere una figlia dei padroni di casa”. Per questo, ribadisce l’ex direttore del Parco, “sono convinto che si deve andare avanti con gli espropri a dispetto di tutte le difficoltà e le attese che questo comporta e mi auguro che gli scavi possano essere completati nell’arco di cinque anni”.
Lo scavo – scrive il Ministero della Cultura sulla propria pagina Facebook – offre uno sguardo straordinario su una parte del mondo antico che normalmente rimane all’oscuro, dalla quale affiora uno spaccato rarissimo della realtà quotidiana degli schiavi. Grazie all’affinamento della tecnica dei calchi inventata da Giuseppe Fiorelli nell’Ottocento, sono stati portati alla luce letti e altri oggetti in materiali deperibili, che permettono di acquisire nuovi interessanti dati sulle condizioni abitative e di vita degli schiavi a Pompei e nel mondo romano.
“Pompei è la prova che quando l’Italia crede in se stessa e lavora come una squadra raggiunge traguardi straordinari ammirati in tutto il mondo. Questa nuova incredibile scoperta a Pompei dimostra che oggi il sito archeologico è diventato non soltanto una meta tra le più ambite al mondo, ma anche un luogo dove si fa ricerca e si sperimentano nuove tecnologie“. Lo ha detto il Ministro della Cultura, Dario Franceschini, commentando la nuova scoperta annunciata oggi dal Parco Archeologico di Pompei, avvenuta a Civita Giuliana, la villa suburbana a nord di Pompei indagata dal 2017 e che ha già restituito un carro cerimoniale e una stalla con i resti di tre cavalli. “Grazie a questo nuovo importante ritrovamento si arricchisce la conoscenza sulla vita quotidiana degli antichi pompeiani, in particolare di quella fascia della società ancora oggi poco conosciuta. Pompei è un modello di studio unico al mondo”, conclude Franceschini.
Il rinvenimento è avvenuto non lontano dal portico della villa dove, nel gennaio 2021, fu scoperto un carro cerimoniale attualmente in restauro. A pochi passi da lì emerge ora uno dei modesti alloggi degli addetti che si occupavano del lavoro quotidiano in una villa romana, inclusa la manutenzione e la preparazione del carro. Nell’ambiente, dove sono state trovate tre brandine in legno, infatti, è stata rinvenuta una cassa lignea con oggetti in metallo e in tessuto che sembrano far parte dei finimenti dei cavalli. Inoltre, appoggiato su uno dei letti, è stato trovato un timone di un carro, di cui è stato effettuato un calco. I letti sono composti da poche assi lignee sommariamente lavorate che potevano essere assemblate a seconda dell’altezza di chi li usava. Mentre due hanno una lunghezza pari a 1,70 m circa, un letto misura appena 1,40 m per cui potrebbe essere di un ragazzo o di un bambino. La rete dei letti è formata da corde, le cui impronte sono parzialmente leggibili nella cinerite, e al di sopra delle quali furono messe coperte in tessuto, anch’esse conservate come cavità nel terreno e restituite attraverso il metodo dei calchi. Al di sotto delle brandine si trovavano pochi oggetti personali, tra cui anfore poggiate per conservare oggetti, brocche in ceramica e il “vaso da notte.” L’ambiente era illuminato da una piccola finestra in alto e non presentava decorazioni parietali. Oltre a fungere da dormitorio per un gruppo di schiavi, forse una piccola famiglia come lascerebbe intuire la brandina a misura di bambino, l’ambiente serviva come ripostiglio, come dimostrano otto anfore stipate negli angoli lascati appositamente liberi per tal scopo.
Lo scavo dell’ambiente rientra in un’attività che il Parco Archeologico di Pompei sta portando avanti insieme alla Procura di Torre Annunziata, guidata dal Procuratore capo Nunzio Fragliasso. Risale a pochi mesi fa il rinnovo di un protocollo d’intesa tra Procura e Parco archeologico per il contrasto alle attività di scavo clandestino nel territorio pompeiano, che vede impegnati anche il Nucleo Tutela patrimonio culturale Campania e il Nucleo investigativo Torre Annunziata dell’Arma dei Carabinieri. Oggetto di un saccheggiamento sistematico per anni, dopo un’indagine della procura, la villa di Civita Giuliana è dal 2017 oggetto di scavi stratigrafici che hanno restituito una serie di nuovi dati e scoperte a cui si aggiunge ora la stanza degli schiavi. Purtroppo, anche in questo ambiente, una parte del patrimonio archeologico è andato perduto a causa dei cunicoli scavati dai tombaroli che, in tutta la villa, hanno creato un danno complessivo stimato in quasi 2 milioni di euro.
“Si tratta di una finestra nella realtà precaria di persone che appaiono raramente nelle fonti storiche, scritte quasi esclusivamente da uomini appartenenti all’élite, e che per questo rischiano di rimanere invisibili nei grandi racconti storici” dichiara ancora Zuchtriegel. “È un caso in cui l’archeologia ci aiuta a scoprire una parte del mondo antico che conosciamo poco, ma che è estremamente importante. Quello che colpisce è l’angustia e la precarietà di cui parla questo ambiente, una via di mezzo tra dormitorio e ripostiglio di appena 16 mq, che possiamo ora ricostruire grazie alle condizioni eccezionali di conservazione create dall’eruzione del 79 d.C. È sicuramente una delle scoperte più emozionanti nella mia vita da archeologo, anche senza la presenza di grandi ‘tesori’: il tesoro vero è l’esperienza umana, in questo caso dei più deboli della società antica, di cui questo ambiente fornisce una testimonianza unica”.