Covid, la variante Delta dilaga al confine con l’Italia: in Slovenia contagi senza precedenti, incidenza triplicata rispetto a Trieste

Covid, la situazione è sempre più difficile nei Balcani: boom di contagi, ricoveri e decessi nonostante alti tassi di vaccinazione. In Slovenia la situazione più difficile, oltre 1.000 nuovi casi settimanali ogni 100.000 abitanti: è un'incidenza superiore del triplo a quella di Trieste
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Negli ultimi giorni in Italia i contagi da Covid-19 stanno aumentando soprattutto al Nord/Est, nelle Regioni di confine con l’Europa centro/orientale e soprattutto in Trentino Alto Adige e in Friuli Venezia Giulia. Le città più colpite sono Trieste e Bolzano: in molti hanno speculato sui media attribuendo alle manifestazioni di Trieste la responsabilità di questo picco di contagi, ma abbiamo già visto ieri che i dati ufficiali smentiscono ogni possibile ipotesi di collegamento tra le proteste di Trieste e l’aumento dei contagi. Al contrario, i dati internazionali possono fornire una spiegazione di quello che sta succedendo al Nord/Est, e in modo particolare a Trieste e Bolzano. La variante Delta, infatti, sta dilagando in questi giorni nell’Europa centro/orientale. Da un paio di settimane i contagi sono alle stelle in Russia, Ucraina, Romania, e stanno aumentando rapidamente anche in Polonia e Germania. Ma la situazione più difficile è quella dei Balcani, dove – nonostante alti tassi di vaccinazione (seppur non altissimi come quelli dell’Europa occidentale), il virus dilaga e la situazione è molto difficile. Ecco i dati con la media di casi e morti dell’ultima settimana nei Paesi più colpiti:

  • Slovenia (2 milioni di abitanti, 65% vaccinati) – 3.500 nuovi casi giornalieri – 10 morti giornalieri
  • Croazia (4 milioni di abitanti, 55% vaccinati) 4.500 nuovi casi giornalieri – 35 morti giornalieri
  • Serbia (7 milioni di abitanti, 55% vaccinati) 7.500 nuovi casi giornalieri – 65 morti giornalieri
  • Austria (9 milioni di abitanti, 75% vaccinati) 6.000 nuovi casi giornalieri – 15 morti giornalieri

In modo particolare in Slovenia, quindi, la situazione è molto difficile. L’incidenza dei contagi è impressionante, con più di 1.000 nuovi casi settimanali ogni 100.000 abitanti. Per rendere l’idea, in Italia le Regioni colorate volute da Conte e Speranza lo scorso anno prevedevano il giallo con un’incidenza di 50 nuovi casi settimanali ogni 100.000 abitanti, l’arancione con un’incidenza di 150 nuovi casi settimanali ogni 100.000 abitanti e il rosso con un’incidenza di 250 nuovi casi settimanali ogni 100.000 abitanti. Adesso abbiamo un’incidenza che a Bolzano ha superato i 150 nuovi casi settimanali ogni 100.000 abitanti e a Trieste ha superato i 300 nuovi casi settimanali ogni 100.000 abitanti, ma in Slovenia addirittura siamo ad oltre il triplo di Trieste. E Trieste è proprio al confine con la Slovenia: l’aumento dei contagi nel capoluogo del Friuli Venezia Giulia, quindi, potrebbe essere legato a quello che sta succedendo in Slovenia, Croazia e sui Balcani, non certo alle manifestazioni dei no Green Pass. Un andamento geografico del contagio, che segue queste dinamiche dall’inizio della pandemia, e vede la variante Delta diffondersi adesso, in pieno autunno, proprio in quelle zone in cui non aveva circolato d’estate, quando in Italia le Regioni più colpite dai contagi erano state Sardegna, Sicilia e Calabria mentre in Europa il contagio dilagava in Spagna e Portogallo, e cioè in tutto il Mediterraneo occidentale.

Un altro particolare molto importante riguarda i vaccini. Sia in Slovenia che in Croazia e in Serbia, gli attuali tassi di contagio non hanno precedenti dall’inizio della pandemia. Mai, negli ultimi due anni, c’era stato un numero di casi così alto. Neanche lo scorso inverno e durante le precedenti ondate di contagi, c’erano stati così tanti casi positivi. E anche se i tassi di vaccinazione non sono altissimi come quelli di Italia, Spagna o Regno Unito, abbiamo comunque più della metà della popolazione vaccinata con in Slovenia il 65% dei vaccinati. A fronte di tale dato, ci si aspetterebbe quantomeno un miglioramento della situazione rispetto alla stessa data di un anno fa. Invece non siamo messi come allora, ma decisamente peggio. E non è affatto una buona notizia…

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