L’autunno con le giornate più corte, il freddo e le prime piogge mette un po’ di tristezza a tutti, ma in chi soffre di glaucoma ad angolo aperto può provocare sbalzi d’umore, ansia, depressione e disturbi del sonno come è scientificamente dimostrato da uno studio pubblicato di recente sulla rivista Chronobiology International[1] e condotto dai ricercatori dell’Università di Copenaghen. «Questo studio mette in evidenza che in pazienti affetti da glaucoma ad angolo aperto esistono differenze stagionali nella produzione di alcuni neuro-ormoni, come la melatonina e il cortisolo, che sono in relazione con il ritmo sonno-veglia, la qualità del sonno e l’umore», dichiara il professor Luciano Quaranta, già ordinario di Malattie dell’apparato visivo dell’Università di Pavia e membro del consiglio direttivo della Società Oftalmologia Lombarda.
In particolare, lo studio dimostra che nel gruppo affetto da glaucoma nel periodo autunno/inverno la produzione di melatonina aumentava in maniera significativa nel confronto estate/inverno (estate 1.81 +/-3.8 pg/ml; inverno: 4.3 +/-5.7 pg/ml p<0.001), contrariamente a quanto avveniva nel gruppo di controllo nel confronto estate/inverno (estate:1.5 +/-2.0 pg/ml; inverno: 1.9 SD +/-2.4 pg/ml p= 0.17). Differenze significative sono state riscontrate anche negli score specifici sulla qualità del sonno e dell’umore nel confronto tra gruppo affetto da glaucoma con il gruppo di controllo.
A determinare queste reazioni sono le ipRGC (intrinsically photosensitive retinal ganglion cell), cioè le cellule gangliari della retina intrinsecamente fotosensibili, che sono un ‘sottogruppo’ delle cellule ganglionari retiniche (RGC) di cui il glaucoma provoca la morte. I ricercatori hanno scoperto che i pazienti con glaucoma mostravano una variazione stagionale nei livelli ormonali che non era presente nei soggetti sani. Questi cambiamenti neuro-ormonali possono contribuire all’aumento del rischio di disturbi dell’umore e del sonno osservati nei pazienti con glaucoma. «È verosimile pensare – spiega il professor Quaranta – che la perdita delle ipRGC porti ad una maggiore alterazione delle cosiddette ‘funzioni visive non formanti immagini’ nel soggetto glaucomatoso e quindi a maggiori alterazioni dello stato dell’umore dovute alla non appropriata percezione della luce come fattore regolatore del ritmo circadiano».
Le cellule gangliari della retina intrinsecamente fotosensibili sono determinanti per favorire il sonno nel corso della notte e in generale per il riconoscimento da parte del corpo dei ritmi circadiani. «Le ipRGC svolgono un ruolo importante nelle cosiddette risposte “non visive” alla luce che includono l’allineamento del nostro orologio interno al ciclo ambientale giorno/notte, la regolazione dei cicli sonno-veglia, del riflesso pupillare alla luce e la modulazione dell’umore», prosegue il professor Quaranta.
Diversi studi recenti hanno evidenziato la progressiva perdita di ipRGC con l’invecchiamento, che si aggrava nelle malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e il Parkinson. «I pazienti che soffrono di queste due patologie – dichiara l’oculista – hanno il 25-30% in meno di ipRGC rispetto ai controlli sani di pari età. Inoltre, aggregati proteici sono stati osservati all’interno e intorno agli ipRGC di questi pazienti e possono essere la causa di un’alterazione della fisiologia neuronale. Questo suggerisce che la degenerazione dell’ipRGC può portare ad alterazioni del ritmo circadiano e alla disfunzione del sonno nei disturbi neurodegenerativi».
Ansietà e depressione sono due degli aspetti psicologici maggiormente associati al glaucoma ad angolo aperto. Una metanalisi condotta nell’arco di 25 anni su diversi pazienti oftalmici ha fatto emergere che ben il 25% dei pazienti con glaucoma soffre di depressione. In parte, ciò è dovuto alla paura della disabilità visiva e all’ansia della corretta aderenza ai regimi terapeutici prescritti. «La funzione circadiana non è stata ancora ben studiata nella pratica clinica quotidiana, ma può interferire con la qualità della vita di questi pazienti. Proprio per questo, i disturbi del sonno in chi soffre di glaucoma dovrebbero essere presi in considerazione nell’ambito di una valutazione clinica multidisciplinare, al fine di migliorare la qualità di vita», afferma il professor Quaranta. «Ci sono altri fattori, come i farmaci per il glaucoma, che possono influenzare questi complessi sistemi che compongono il ritmo circadiano; tuttavia, attualmente, nessuno studio ha riportato una chiara relazione tra i colliri per il glaucoma e i disturbi del sonno».
Il glaucoma è una malattia cronica dell’anziano che può indurre chi ne soffre ad aver paura dell’isolamento e della mancanza di auto-sufficienza provocando depressione e scadimento della qualità di vita già alterata anche dalle somministrazioni ripetute durante la giornata di farmaci per il glaucoma e per le altre malattie di cui spesso gli anziani soffrono. Inoltre, in questo periodo dell’anno tutti – a maggior ragione i pazienti con glaucoma che in genere tendono ad uscire poco – passiamo la maggior parte delle giornate in ambienti chiusi dove la luce naturale viene sostituita per molte ore da quella artificiale con inevitabili ripercussioni sull’umore.
Come migliorare la qualità di vita del paziente con glaucoma nei mesi più bui dell’anno? «Seguendo tre semplici regole. In primo luogo – suggerisce l’oculista – può essere utile affrontare questo delicato momento dell’anno con un controllo specialistico proprio in corrispondenza del “cambio di stagione” per verificare il regime terapeutico, lo stato della malattia e soprattutto rafforzare l’alleanza medico-paziente. In secondo luogo, per aiutarli a trascorrere l’inverno senza annoiarsi e sentirsi penalizzati dalla visione non perfetta, sfruttiamo le nuove tecnologie come, per esempio, gli audiolibri e i podcast».
Infine, è importante assumere le giuste quantità di frutta e verdura perché uno studio su Jama Ophtalmology[2] ha dimostrato che un maggiore apporto di nitrati grazie al consumo di questi alimenti è correlato a un rischio inferiore di insorgenza e progressione della malattia.
«Broccolo, cavolo, insalata, lattuga e spinaci sono i migliori veicoli dei nitrati, precursori dell’ossido nitrico, uno dei più importanti mediatori biochimici del nostro organismo, in grado di sciogliere i legami delle piastrine (tra di esse) e dei globuli bianchi (sulle pareti dei vasi sanguigni) e di indurre il rilassamento della muscolatura liscia dei vasi. Poiché nel glaucoma ad angolo aperto l’aumento della pressione intraoculare è causato dall’incremento delle resistenze nelle vie di deflusso, meglio scorre il sangue minore è il rischio di sviluppare la malattia», conclude il professor Quaranta.
[1] Chronobiol Int 2021 Oct;38(10):1421-1431 doi: 10.1080/07420528.2021.1931275. Epub 2021 Jun 10