Covid, l’epidemiologo: “In Germania aumentano i contagi perché i vaccinati hanno troppe libertà”

Secondo l'epidemiologo tedesco c'è stata una sottovalutazione del ruolo dei vaccinati da parte della politica
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Più che professore controcorrente, come è stato definito da più parti, lo si potrebbe considerare un esperto che si pone domande e fornisce risposte che vanno oltre le scelte politiche e oltre ciò che chiede il mainstream. Si chiama Alexander Kekulé ed è uno dei più celebri epidemiologi tedeschi. Ha 63 anni, figlio di una coppia di artisti, la sceneggiatrice Dagmar Kekulé e il regista Wolfgang Urchs, e insegna Virologia all’Università di Halle-Wittenberg, in Sassonia-Anhalt, dove dirige anche l’Istituto di Microbiologia medica.

Intervistato dal Corriere della Sera sul Covid in Germania e in Europa, Kekulé ha dichiarato che “ci sono molte cause dietro la quarta ondata in Germania. Ma a mio avviso quella più grave è che ci sia stata una sottovalutazione del ruolo dei vaccinati da parte della politica. Naturalmente la percentuale dei non vaccinati è ancora troppo alta e sappiamo che se questi si infettano diventano subito malati gravi. Ma il virus si sta diffondendo anche tra i vaccinati. Il vaccino ha efficacia su una percentuale di persone oscillante tra il 50% e il 70%, questo significa che su dieci vaccinati, da 3 a 5 potrebbero trasmettere il virus. E quando si consentono manifestazioni senza più misure di controllo, senza test e distanziamento, queste diventano focolai d’infezione”.

Un secondo problema è che le scuole sono state riaperte a tempo pieno ma la maggior parte degli studenti non è vaccinata: quella è una ondata invisibile, perché gli studenti esattamente come i vaccinati, hanno sintomi relativamente leggeri e non li prendono sul serio. Questa incidenza massiccia si trasmette poi sui non vaccinati, che purtroppo in Germania tra gli adulti sono circa 30 milioni, col risultato che i più anziani sono malati gravi e tornano ad affollare le terapie intensive, mettendo sotto stress il sistema sanitario”, precisa l’esperto.

“Il fenomeno non è solo dell’Est. Succede anche in alcune zone della Baviera o in Baden-Württemberg. In quelle regioni l’incidenza è alta e le terapie intensive piene. Ha a che fare con la mentalità, si tratta di regioni agricole con popolazioni male informate. Però è anche vero che all’inizio di tutto il Robert Koch Institut disse che questo virus era meno pericoloso di un’influenza. Fu un errore, poi corretto. Ma lì se lo ricordano e pensano che non sia così necessario vaccinarsi. Il lavoro di convincimento non è stato sufficiente, come dimostrano i quasi 3 milioni di anziani che rifiutano il vaccino. Vede, a differenza degli italiani che nella prima ondata vissero una catastrofe spaventosa, qui la prima ondata andò relativamente bene – chiosa l’esperto – e non si è creata una comprensione della gravità del fenomeno. Tutti pensano e confidano sul fatto che c’è un ospedale dietro l’angolo che potrà curarli se si ammalano”.

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