Astrofisica Caraveo: “danni all’ecosistema e all’uomo dall’inquinamento luminoso, la presenza delle luci inibisce la melatonina, inibitore della crescita delle cellule tumorali”

"La presenza delle luci artificiali modifica l'habitat di piante e animali", oltre ad avere conseguenze anche sulla salute dell'uomo, osserva l'astrofisica Patrizia Caraveo
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“La luce pervade la nostra vita. Nulla di quello che ci circonda potrebbe esistere senza la luce. Tuttavia, per prosperare, la grande maggioranza delle forme di vita sulla Terra ha bisogno della notte“. E’ l’astrofisica Patrizia Caraveo ha rilevarlo in un suo intervento oggi su “Il Sole 24 Ore”. “Il ritmico succedersi della luce e del buio – spiega Caraveo – è la naturale conseguenza della rotazione del nostro pianeta e non ci sorprende constatare che flora e fauna terrestri si siano adattate al ciclo giorno-notte”. “In condizioni pristine, l’emisfero non illuminato dal Sole dovrebbe essere completamente buio, invece i satelliti che osservano la Terra di notte vedono una miriade di luci. È una conseguenza della nostra civiltà tecnologica che combatte la notte con una illuminazione mal direzionata e spesso eccessiva“, scrive la scienziata.

Caraveo osserva anche che “oltre a impedirci di godere dello spettacolo del cielo stellato, la presenza delle luci artificiali modifica l‘habitat di piante e animali. Il disturbo alle rotte migratorie, alla riproduzione, al rapporto predatore-preda causa morti accidentali in quantità tale da fare temere l’estinzione di alcune specie. Negli esseri umani, l’illuminazione artificiale inibisce la produzione della melatonina alterando il ritmo circadiano del nostro corpo, disturbando il ciclo del sonno ed aumentando il rischio di obesità, alta pressione, diabete e depressione. Ma c’è di più”.

Patrizia Caraveo ricorda che “dal momento che la melatonina è un efficace inibitore della crescita delle cellule tumorali, una minore quantità di melatonina si riflette in una maggiore probabilità di sviluppare alcuni tipi di tumore. In un grande studio condotto dall’università di Harvard su 110.000 donne tra il 1989 ed il 2013, l’illuminazione esterna è stata direttamente correlata ad una più alta probabilità di sviluppare il cancro al seno”. “Appare quindi evidente che le sorgenti luminose devono essere progettate per minimizzare le conseguenze negative per la nostra salute. Dal momento che le frequenze blu sono 5 volte più efficaci nella soppressione della melatonina rispetto alle lampade di colore più caldo, i Led bianchi (che hanno una robusta emissione nel blu) andrebbero accuratamente evitati”, indica l’astrofisica dell’Inaf che partecipa a importanti missioni spaziali ed è inserita nell’elenco delle 100 esperte in area Stem nell’ambito del progetto “100 donne contro gli stereotipi per la Scienza”.

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