Clima, un riscaldamento eccessivo all’origine della Piccola Era Glaciale: ricostruiti gli eventi che hanno portato al raffreddamento tra XIV e XIX secolo

La Piccola Era Glaciale è stato uno dei periodi più freddi degli ultimi 10mila anni: ad innescarla, potrebbe essere stato un periodo eccezionalmente caldo, ecco come
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La Piccola Era Glaciale è un periodo di freddo nell’emisfero settentrionale del nostro pianeta che dal XIV secolo si è protratta fino al XIX secolo.  Un nuovo articolo, pubblicato su Science Advances, fornisce un quadro aggiornato degli eventi che hanno portato a questo periodo di raffreddamento, rilevando come ad innescarlo sia stato un periodo insolitamente caldo.

La Piccola Era Glaciale e’ stato uno dei periodi piu’ freddi degli ultimi 10mila anni, un periodo di raffreddamento particolarmente pronunciato nella regione del Nord Atlantico. Questa ondata di freddo, sulla cui precisa cronologia si dibatte ancora ma che sembra essere iniziata circa 600 anni fa, e’ stata responsabile di distruzione dei raccolti, carestie e pandemie in tutta Europa, causando miseria e morte per milioni di persone. Ad oggi, i meccanismi che hanno portato a questo stato climatico sono rimasti inconcludenti.

Per cercare di dare una risposta, l’autore principale dello studio, Francois Lapointe, ricercatore post-dottorato e docente in geoscienze presso UMass Amherst, e Raymond Bradley, illustre professore di geoscienze presso UMass Amherst, hanno iniziato a esaminare attentamente la loro ricostruzione di 3mila anni delle temperature della superficie del mare del Nord Atlantico, i cui risultati sono stati pubblicati negli Atti dell’Accademia Nazionale delle Scienze nel 2020, notando qualcosa di sorprendente: un improvviso cambiamento delle temperature che sono passate da condizioni molto calde dalla fine del 1300 a condizioni fredde senza precedenti all’inizio del 1400, solo 20 anni dopo. Utilizzando molti documenti marittimi dettagliati, Lapointe e Bradley hanno scoperto che c’era un trasferimento anormalmente forte di acqua calda verso nord alla fine del 1300 che raggiunse il picco intorno al 1380. Di conseguenza, le acque a sud della Groenlandia e dei mari nordici divennero molto piu’ calde del solito. “Nessuno lo ha riconosciuto prima“, osserva Lapointe.

Normalmente, c’e’ sempre un trasferimento di acqua calda dai Tropici all’Artico: è un noto processo chiamato Atlantic Meridional Overturning Circulation (AMOC), che e’ come un nastro trasportatore planetario. Tipicamente, l’acqua calda dei Tropici scorre a nord lungo la costa del Nord Europa, e quando raggiunge latitudini piu’ elevate e incontra acque artiche piu’ fredde, perde calore e diventa piu’ densa, facendo affondare l’acqua sul fondo dell’oceano. Questa formazione di acque profonde scorre poi a sud lungo la costa del Nord America e continua a circolare in tutto il mondo. Ma alla fine del 1300, l’AMOC si rafforzo’ in modo significativo, il che significava che l’acqua molto piu’ calda del solito si e’ spostata a nord, il che a sua volta ha causato una rapida perdita di ghiaccio artico. Nel corso di alcuni decenni, tra la fine del 1300 e il 1400, enormi quantita’ di ghiaccio sono state scaricate nell’Atlantico settentrionale, il che non solo raffreddo’ le acque del Nord Atlantico, ma dilui’ anche la loro salinita’, causando infine il collasso dell’AMOC. E’ questo crollo che ha poi innescato un sostanziale raffreddamento.

Attualmente, osservano i ricercatori, tra gli anni ’60 e ’80, abbiamo anche assistito a un rapido rafforzamento dell’AMOC, che e’ stato collegato a una pressione persistentemente elevata nell’atmosfera sopra la Groenlandia. Lapointe e Bradley pensano che la stessa situazione atmosferica si sia verificata appena prima della Piccola Era Glaciale. A scatenare quell’evento persistente di alta pressione nel 1380, potrebbe essere stata un’attività solare altamente elevata, secondo quanto rileva lo studio, confermata  dagli isotopi del radiocarbonio conservati negli anelli degli alberi. Tale attivita’ solare tende a portare a un’elevata pressione atmosferica sulla Groenlandia. Allo stesso tempo, sulla terra si sono verificate meno eruzioni vulcaniche, il che significa che c’era meno cenere nell’aria e un’atmosfera “piu’ pulita” ha significato che il pianeta era piu’ reattivo ai cambiamenti nella produzione solare. “Quindi l’effetto dell’elevata attivita’ solare sulla circolazione atmosferica nel Nord Atlantico e’ stato particolarmente forte“, ha affermato Lapointe.

Lapointe e Bradley si sono chiesti se un evento di raffreddamento cosi’ improvviso potrebbe ripetersi nella nostra epoca. Ora – osservano i ricercatori – c’e’ molto meno ghiaccio marino artico a causa del riscaldamento globale, quindi un evento del genere nei primi anni del 1400, che coinvolga il trasporto di ghiaccio marino, e’ improbabile. “Tuttavia, dobbiamo tenere d’occhio l’accumulo di acqua dolce nel Mare di Beaufort (a nord dell’Alaska) che e’ aumentato del 40% negli ultimi due decenni. La sua esportazione nel Nord Atlantico subpolare potrebbe avere un forte impatto sulla circolazione oceanica“, ha affermato Lapointe. “Inoltre, i periodi persistenti di alta pressione sulla Groenlandia in estate sono stati molto piu’ frequenti negli ultimi dieci anni e sono collegati allo scioglimento dei ghiacci da record. I modelli climatici non catturano questi eventi in modo affidabile e quindi potremmo sottovalutare la futura perdita di ghiaccio dalla calotta glaciale, con piu’ acqua dolce che entra nel Nord Atlantico, portando potenzialmente a un indebolimento o al collasso dell’AMOC”. Per gli autori dello studio, c’e’ un urgente bisogno di affrontare queste incertezze.

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