Omicron sfugge agli anticorpi monoclonali: solo due di essi riescono a fronteggiarla

Anticorpi che prendano di mira le porzioni più celate della proteina Spike sono necessari per prevenire la resistenza contro Omicron e future varianti simili
MeteoWeb

La variante Omicron potrebbe mettere ko buona parte degli anticorpi monoclonali anti-Covid: uno studio che sta per essere pubblicato sulla rivista Nature Medicine indica che solo due dei cinque prodotti già disponibili o in procinto di arrivare sul mercato mantengono la capacità di neutralizzare la nuova variante del virus SARS-CoV-2. La ricerca, coordinata dalla Washington University School of Medicine, ha testato contro la nuova versione del virus cinque anticorpi monoclonali: le monoterapie sotrovimab e regdanvimab e le combinazioni tixagevimab/cilgavimab, casirivimab/imdevimab e bamlanivimab/etesevimab.

Il farmaco regdanvimab e le combinazioni casirivimab/imdevimab e bamlanivimab/etesevimab “hanno perso completamente l’attività di neutralizzazione contro la variante B.1.1.529“, spiegano i ricercatori. Tixagevimab/cilgavimab ha mostrato invece una riduzione dell’efficacia di circa 12 volte, considerata moderata dai ricercatori. Mentre la capacità neutralizzante di sotrovimab si è ridotta di sole 2 volte. I ricercatori, però, proseguono con cautela: gli esperimenti valutano un preciso aspetto dell’efficacia degli anticorpi in colture cellulari. “Nonostante si osservino differenze nell’attività neutralizzante di alcuni anticorpi monoclonali, resta da determinare come questo risultato si traduca in effetti sulla protezione clinica contro B.1.1.529“, precisano. Di certo, concludono gli scienziati, anticorpi che “prendano di mira le porzioni più celate della proteina Spike sono necessari per prevenire la resistenza contro B.1.1.529 e future varianti con sequenze genetiche di Spike molto mutate”.

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