Sensazionale scoperta in Kurdistan: archeologi italiani trovano primi esempi di vasche per uva e acquedotti in Mesopotamia

Gli archeologi dell'università di Udine hanno fatto riemergere in Kurdistan il primo e più antico sito per la produzione vinicola dell'intera Mesopotamia
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In Kurdistan una equipe di archeologi italiani ha scoperto una vasta area destinata alla produzione vinicola, oltre che i più antichi acquedotti della storia. A portare a termine il sensazionale rinvenimento sono stati i ricercatori dell’Università di Udine, durante l’ultima campagna di scavi nel Kurdistan iracheno. I risultati della scoperta sono stati presentati oggi a Udine da Daniele Morandi Bonacossi, professore di Archeologia del Vicino Oriente Antico allo stesso ateneo e direttore del Progetto Archeologico Regionale Terra di Ninive del Dipartimento di Scienze Umanistiche e del Patrimonio Culturale dell’Università di Udine.

Gli archeologi hanno riportato alla luce 14 vasche per la spremitura dell’uva, scavate lungo il pendio della collina alle spalle dall’antico sito di Khinis. “Al momento, i dati raccolti su quattro di queste grandi installazioni – ha spiegato Morandi Bonacossi – sembrano confermare che si tratti del primo e più antico sito per la produzione vinicola dell’intera Mesopotamia“.

A Shiv Asha, a est di Duhok, gli archeologi hanno portato alla luce un monumentale acquedotto collegato al canale fatto costruire dal sovrano assiro Sennacherib, simile al celebre acquedotto di Jerwan scavato da archeologi americani negli anni ’30 del secolo scorso. “Prima dell’inizio dei lavori del Progetto Archeologico Regionale Terra di Ninive, l’acquedotto di Jerwan sembrava rappresentare un unicum – ha spiegato il direttore del progetto –, le nostre ricerche, invece, hanno identificato altri quattro acquedotti. E lo scavo di Shiv Asha ha dimostrato come questi monumentali acquedotti in pietra fossero presenti lungo tutto il corso del canale fino alla capitale dell’impero assiro, Ninive, l’odierna Mosul. Questi monumenti rappresentano i primi acquedotti in pietra della storia e sono più antichi di circa quattro secoli dei più noti acquedotti romani“.

Il progetto ha ricevuto il plauso del rettore dell’Università, Roberto Pinton, come un “esempio di lavoro multidisciplinare che realizza in modo esemplare tutte le missioni dell’università“. Nel corso del 2021, gli archeologi si sono impegnati nel rendere accessibile anche alle comunità locali alcune delle più importanti scoperte del progetto: il canale e i rilievi rupestri di Faida. A questo scopo, è stata creata la visita virtuale al sito, accessibile gratuitamente dal sito internet del progetto, attraverso la collaborazione con la Direzione delle Antichità di Duhok e il Lab Gis dell’Università Roma Tre. A Faida, due anni fa erano stati scavati i 10 rilievi scolpiti, scoperta che si è aggiudicata l’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad”, VI edizione nel 2020.

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