Il telescopio James Webb in viaggio: si sta aprendo come un fiore, domani inizierà a dispiegare la prima grande vela

Nel suo viaggio verso la sua destinazione finale, il telescopio spaziale James Webb si aprirà come un fiore: domani la prima delicata operazione
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Il 25 dicembre, l’attesissimo e rivoluzionare telescopio spaziale James Webb e’ stato lanciato dalla Guyana francese a bordo di un razzo Ariane 5, segnando, di fatto, l’inizio di una nuova era per l’astronomia. Nella sua corsa attraverso il milione e mezzo di chilometri che lo separano dalla sua destinazione finale (il punto di Lagrange 2, L2), il piu’ grande e potente telescopio mai lanciato nello spazio abbandonera’ gradualmente la configurazione con la quale e’ stato lanciato: da completamente ripiegato su se stesso, si aprirà gradualmente, sbocciando come un fiore. Webb ha gia’ puntato la sua potente antenna verso la Terra e domani iniziera’ a dispiegare prima la grande vela che lo proteggera’ dai raggi solari e in seguito aprirà anche lo specchio.

E’ italiana l’idea dello specchio costituito da una struttura a esagoni, ispirata alla tecnologia ideata nel 1952 da Guido Horn d’Arturo, presso l’Osservatorio di Bologna. Il telescopio James Webb, missione della NASA, condotta in collaborazione con le agenzie spaziali di Europa (ESA) e Canada (CSA), infatti, vede una grande partecipazione scientifica dell’Italia, con l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF). “L’Italia partecipa al progetto tramite l’ESA, con un decimo del costo complessivo, ed e’ molto coinvolta in programma scientifico“, dice all’ANSA il presidente dell’INAF, Marco Tavani. Sono, infatti, una decina i progetti dei quali l’Italia si e’ aggiudicata la guida in seguito a un bando pubblico e sono decine quelli nei quali i ricercatori del nostro Paese partecipano come co-investigatori.

Cosmologia, evoluzione delle galassie, formazione delle stelle e pianeti esterni al Sistema Solare sono i punti forti della partecipazione italiana e coprono tutti i grandi temi di ricerca del telescopio Webb, destinato a catturate le immagini delle prime galassie nate nel cosmo dopo il Big Bang. Il punto di Lagrange 2 “e’ una posizione molto opportuna perche’ permette di studiare il cielo senza avere la Terra vicino e si guadagna moltissimo in prospettive di puntamento”, osserva Tavani.

La prima operazione difficile e’ prevista per domani, 28 dicembre, quando Webb comincera’ lentamente a dispiegare il suo grande pannello solare: “e’ una sorta di vela, costruita con un materiale leggero chiamato Kapton, che assorbe la radiazione solare e si apre a soffietto”, spiega Tavani. L’operazione durera’ alcune settimane e lo schermo permettera’ di proteggere il satellite e i suoi strumenti. “Sono operazioni che avvengono molto lentamente e in sicurezza: lo spazio e’ sempre diverso rispetto al laboratorio e bisogna essere preparati ad affrontare gli imprevisti“, dice ancora il presidente dell’INAF, osservando che, a differenza di quanto era avvenuto con il telescopio Hubble che si trova a circa 400 chilometri dalla Terra, nel caso di eventuali problemi con il telescopio Webb non sara’ possibile inviare una missione per riparare i danni.

Tre volte piu’ distante dalla Terra rispetto ad Hubble, Webb avra’ una risoluzione cento volte migliore per osservare anche gli oggetti cosmici piu’ deboli. “Sara’ come cercare di penetrare attraverso un velo, fino a vedere le prime fasi della formazione delle galassie, che saranno diverse da quelle che siamo abituati a vedere: saranno strane, grumose e irregolari, assisteremo a un nuovo scenario, nel quale si chiarira’ il meccanismo nel quale la materia ha assunto la forma nella quale la conosciamo oggi”, ha concluso Tavani.

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