Verso una cura antivirale per l’infezione da HIV: ottimi risultati dai test sulle scimmie

Questa classe di agenti antivirali potrebbe avere il potenziale per migliorare gli approcci profilattici per ridurre la trasmissione dell'HIV
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Su Nature è descritto un inibitore dell’infezione da HIV che fornisce ai macachi rhesus una protezione a lungo termine dall’infezione da HIV delle scimmie (SHIV) dopo una dose. Questa classe di agenti antivirali potrebbe avere il potenziale per migliorare gli approcci profilattici per ridurre la trasmissione dell’HIV, sebbene saranno necessari studi clinici per valutare l’efficacia di questi inibitori negli esseri umani.

La profilassi pre-esposizione (nota come PrEP) con agenti antiretrovirali è una strategia importante per la prevenzione dell’HIV, ma questo approccio richiede la somministrazione frequente di farmaci, che possono limitare l’aderenza e l’efficacia. Gli agenti antiretrovirali a lunga durata d’azione potrebbero affrontare le sfide del dosaggio giornaliero dei farmaci. Dan Barouch e colleghi studiano l’efficienza profilattica a lungo termine del GS-CA1, un agente che ha dimostrato attività antivirale nei topi. GS-CA1 è una piccola molecola in grado di inibire il capside dell’HIV, un bersaglio attraente per gli agenti antivirali in quanto ha un ruolo essenziale nella replicazione del virus.

Una singola dose ha protetto i macachi da GS-CA1 da ripetuti attacchi con SHIV, riportano gli autori dello studio. Un totale di 24 animali sono stati divisi in tre gruppi; due che hanno ricevuto una dose di GS-CA1 (150 o 300 mg per kg di peso corporeo) e un terzo gruppo di controllo. Gli animali hanno ricevuto challenge SHIV settimanali per 15 settimane. Tutti i macachi nella dose più alta del gruppo GS-CA1 non avevano virus rilevabili nel plasma entro la settimana 17, 5 dei quali sono rimasti privi di virus rilevabili entro la fine del periodo di studio (24 settimane). La dose di 300 mg per kg di GS-CA1 ha ridotto il rischio di infezione del 97% per esposizione.

GS-CA1 ha una struttura simile a un altro inibitore del capside dell’HIV chiamato lenacapavir, che ha mostrato una promettente attività antivirale negli studi clinici. I risultati del trattamento con GS-CA1 nei primati non umani possono aiutare a guidare ulteriori studi clinici su questi inibitori del capside dell’HIV per determinare per quanto tempo una singola dose potrebbe offrire protezione, osservano gli autori.

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