“In un certo senso abbiamo due pandemie: una sostenuta da Omicron e l’altra ancora da Delta. Non dobbiamo dimenticare che molti pazienti in terapia intensiva hanno contratto la Delta, che ha continuato a espandersi anche nelle ultime settimane” ma “con la terza dose finiscono in terapia intensiva solo persone anziane che hanno altri tipi di malattie associate. La percentuale di non vaccinati in ospedale è altissima, se tutti fossimo vaccinati non ci sarebbe alcun problema di saturazione dei posti letto”. Lo ha detto al Corriere Giuseppe Remuzzi, direttore dell’istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri.
“Se le due varianti dovessero continuare a coesistere, questo potrebbe rappresentare un problema. Se invece Omicron riuscisse a sopraffare Delta, dal momento che la malattia che provoca è meno severa, allora forse riusciremo a vedere la discesa della curva nel giro di qualche settimana. Un’espansione rapidissima di Omicron che sovrasti Delta non sarebbe in sé una cattiva notizia“, ha aggiunto Remuzzi.
Sull’ipotesi che la variante Omicron possa anche rappresentare la fine della pandemia, Remuzzi ha detto: “con una variante così contagiosa si dovrebbe arrivare prima al picco della curva dei nuovi positivi; allo stesso modo, come già successo in Sudafrica e Gran Bretagna, dovrebbe essere più veloce anche il calo, ma se vogliamo parlare di fine della pandemia credo che dovremo ancora prendere delle precauzioni almeno per un paio d’anni”. “Se anche arrivassimo al 95% tra vaccinati e guariti, resterebbero da considerare le mutazioni del virus (che non si fermano) e la circolazione delle persone (che continua). Potremmo però parlare di una ‘via d’uscita dalla pandemia’, quasi una ‘sorta di immunità di gregge‘”.