Broccolo: “gli under 40 che hanno fatto la terza dose rischiano il ricovero di più rispetto a chi ha fatto due dosi. Vaccino va deciso caso per caso, non a occhi chiusi”

Covid, il virologo dell'Università Bicocca di Milano Francesco Broccolo evidenzia l'inefficacia della terza dose nei giovani: "chi ha avuto il booster tra gli under 40 rischia l'ospedale di più di chi non l'ha fatto"
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Nella fascia 12-39 anni si osserva che i boosterizzati si ospedalizzano di più rispetto ai vaccinati in doppia dose. I giovani hanno fatto dosi più ravvicinate, la letteratura ci dice che queste dosi ravvicinate portano ad un fenomeno di anergia del sistema immunitario, che entra in un meccanismo di tolleranza. In pratica, continuando ad essere continuamente sollecitato, non risponde più a quell’antigene. Tre dosi ravvicinate non si erano mai fatte nella storia della vaccinazione, quindi non è giusto fare una comunicazione dicendo soltanto che il vaccino è sicuro. Dobbiamo rassicurare il pubblico dicendo che stiamo facendo di tutto nella ricerca per capire come funzionano i vaccini, è un po’ diversa la narrazione“. Così il virologo Francesco Broccolo, virologo dell’Università Bicocca di Milano, si è espresso questa sera, a Quarta Repubblica, il programma televisivo condotto da Nicola Porro su Rete 4, sull’argomento tecnico dei vaccini anti Covid, dopo i dati pubblicati sabato dall’Istituto Superiore di Sanità nel bollettino ufficiale in cui si evidenzia per gli under 40 un più alto tasso di ospedalizzazione per chi ha ricevuto la terza dose rispetto a chi ne ha ricevute due come si può evincere dalla tabella:

rischio ricovero

Rispondendo alla domanda del giornalista Tommaso Labate, Broccolo ha poi detto cosa avrebbe fatto lui: “nella fascia 12-39 forse avrei fatto il booster solo nei soggetti fragili, non a tutti, non ai sani e non l’avrei sicuramente fatta nei guariti. Oltre ai giovani sani, c’è la questione dei guariti di cui non si parla mai, e non mi riferisco solo ai guariti dopo la vaccinazione, ma anche ai guariti prima della vaccinazione. L’immunità naturale è la migliore che ci sia, secondo gli ultimi studi dura fino a 15 mesi. Il booster si deve fare valutando il paziente, caso per caso, non a “occhi chiusi” come stiamo facendo“.

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