Comprendere quale sia la durata della protezione acquisita dopo l’incontro con il coronavirus SARS-CoV-2 e’ uno dei quesiti a cui la ricerca ha cercato di rispondere fin dall’inizio della pandemia. Ora uno studio della Southern University of Science and Technology di Shenzhen, pubblicato sulla rivista Nature, indica che la gran parte delle persone che si sono ammalate di Covid, soprattutto se in forma grave, possiede anticorpi neutralizzanti contro SARS-CoV-2 per almeno 16 mesi.
“E’ stato dimostrato che i coronavirus umani stagionali inducono risposte anticorpali di breve durata e la reinfezione con lo stesso coronavirus stagionale si verifica frequentemente nei 12 mesi dopo l’infezione. Tuttavia, i due coronavirus che causano malattie gravi negli esseri umani (il SARS-CoV e il MERS-CoV) inducono risposte anticorpali piu’ forti e che durano fino a 3 anni“, spiegano i ricercatori.
Nel caso di SARS-CoV-2 non esistono ancora dati definitivi. La nuova ricerca ha preso in considerazione 214 pazienti seguiti per quasi 16 mesi. 51 di essi avevano avuto un’infezione severa, 134 una lieve e 29 erano stati completante asintomatici. Studiando l’andamento degli anticorpi neutralizzanti (soprattutto di quelli IgG diretti contro la porzione RBD della proteina Spike), i ricercatori hanno scoperto che la risposta immunitaria raggiunge un picco dopo circa tre mesi dall’infezione; successivamente comincia un calo lento, seguito da una stabilizzazione a un livello di anticorpi considerato comunque protettivo. Questi livelli si erano mantenuti fino all’ultimo test eseguito sui volontari a 480 giorni (16 mesi) da quando avevano contratto l’infezione.
Non tutti i pazienti presentavano pero’ la stessa risposta immunitaria. I ricercatori hanno scoperto che dopo 1 anno, il 14% di quanti avevano avuto una infezione lieve e il 50% di chi aveva avuto un’infezione asintomatica non avevano livelli rilevabili di anticorpi neutralizzanti. Lo studio ha mostrato inoltre un calo dell’efficacia degli anticorpi contro le varianti Beta, Delta e Mu. Non sono stati forniti, invece, dati sulla variante Omicron.