La crisi in Ucraina ha evidenziato l’allerta energia in Italia. Infatti, l’Italia importa il 45% della sua fornitura di gas dalla Russia, il 27% in più rispetto a dieci anni fa, come ha sottolineato stamattina il Premier Draghi in un’informativa urgente alla Camera.
Nel 2020, il fabbisogno di gas naturale dell’Italia è stato di circa 70 miliardi di metri cubi. Ma di questi, solo 4,1 miliardi di metri cubi (il 6%) sono stati estratti in Italia; tutto il resto è giunto dall’estero. Rispetto al 2020 le importazioni di gas naturale sono aumentate del 6,8%.
Nella lista dei Paesi da cui importiamo il gas, dopo la Russia, ci sono Algeria e Azerbaijan, in quest’ultimo caso grazie al Tap (Trans adriatic pipeline). La rete di trasporto nazionale, gestita da Snam rete Gas, ha nove punti di interconnessione in entrata (dalla Russia, dal Nord Europa, e dal Nord Africa), dove si trovano sei metanodotti: a Tarvisio arriva il gas dalla Russia; a Gorizia, Passo Gries c’è l’ingresso per quello del Nord Europa; a Mazara del Vallo c’è l’ingresso per il gas dall’Africa; a Gela entra quello dalla Libia e il Tap porta il gas Melendugno. Inoltre ci sono dei centri di rigassificazione – in seguito al trasporto via mare – del Gas naturale liquefatto (Gnl) a Panigaglia, Rovigo (Cavarzere) e Livorno.